Scoperto lo scheletro di un neonato di 14mila anni fa

Scoperto lo scheletro di un neonato di 14mila anni fa
di Laura Larcan
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Martedì 21 Ottobre 2014, 21:43 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 10:14
L’hanno scoperto per caso, durante i lavori per realizzare un gasdotto nella pianura di Venafro, in provincia di Isernia. Un neonato preistorico, uno scheletro intatto, delicatissimi e fragilissimo tanto da non essere rimosso dalla sua terra, lungo appena 45 centimetri, un “miracolo” della conservazione, per dirla con gli studiosi. La testimonianza infantile di età neolitica (così integra) più antica d’Italia. È la sorpresa che più ha emozionato l’équipe di archeologi della Soprintendenza del Molise, che insieme al bimbo ha identificato il giacimento neolitico più vasto d’Italia, riaffiorato negli ultimi giorni durante gli scavi di archeologia preventiva per la posa delle tubature del metanodotto in località Tenuta di Nola di Venafro. «È raro che si possa identificare un’area così estesa risalente a quest’epoca, a fronte degli insediamenti più diffusi che si trovano soprattutto nel Tavoliere delle Puglie o della Pianura Padana», avverte Diletta Colombo responsabile dello scavo per la Soprintendenza del Molise.



Parliamo di XIII-XII millennio a.C. «Nel dettaglio sono stati identificati due insediamenti umani a distanza di circa 800 metri l’uno dall’altro», racconta la Colombo. Il primo insediamento ha una stratigrafia molto complessa. Qui addirittura sono state rinvenute ossa di età precedente, della fase paleolitica. Come spiegano gli archeologi, il giacimento paleolitico è sigillato da uno strato eruttivo e non interferisce con lo strato superiore neolitico, ma siccome l'area è stata frequentata anche in età romana, e i romani hanno scavato un pozzo profondo fino a sette metri, è probabile che nelle operazioni di scavo del pozzo siano scesi fino agli strati più antichi ributtando ossa negli strati superiori. Ma il paleosuolo di fase neolitica è ben conservato. Appare nerissimo, conserva buchi per i pali, focolari riempiti di ceramiche combuste, residui di pasto, cacciagione. Dettaglio non casuale, visto che la fase neolitica segna l'inizio dell'allevamento. Piccoli recinti e un fossato delimitano l'insediamento.



Qui sono state identificate tracce di frequentazione dell'età del bronzo, seguita dalla fase romana, quindi è arrivata un'alluvione che ha sigillato tutto, per poi testimoniare una nuova e più giovane frequentazione intorno al IV secolo d.C.



L'altro giacimento è pura preistoria: fondi di capanne, focolai, un silos, cioè un pozzo scavato nella terra considerato come una specie di cassaforte al cui interno sono conservate ceramiche, punte di selce, lame di ossidiana, ossia le preziosità del villaggio. In entrambi i casi spiccano le sepolture. Nel secondo villaggio c'è lo scheletro di un adulto. Nel primo villaggio spicca il bambino. Ed è proprio questa l’altra delle caratteristiche che più affascina gli archeologi: «Lo scheletro del bimbo si trova nell’area del suo villaggio, in questo senso è la testimonianza più antica d’Italia di un bimbo all’interno del suo insediamento - avverte la Colombo - è stato rinvenuto oggi così come lo hanno lasciato nell’epoca neolitica, non a caso siamo nella pianura di Venafro che ancora non è stata mai interessata da interventi moderni».



Tutte le ossa sono in connessione. Il teschio, le braccine, le costole, le gambine, dei piedi si conservano i talloni e le caviglie. Qualche mese fa sempre dal Molise era arrivata la notizia della scoperta della testimonianza di bambino più vecchio d’Italia: dal giacimento della Pineta di Isernia era stato rinvenuto un dentino da latte di un bimbo del paleolitico (600mila anni prima di Cristo). «Ma in quel caso non si trattava di un villaggio, quello era un sito dove andavano a cercare cibo - dice la Colombo - Il paleolitico coincide con una fase in cui l’uomo ancora subisce la natura, e quello era un posto dove gli uomini recuperavano le carcasse degli animali per scuoiarli e nutrirsi, ma senza usare il fuoco. Quindi il dentino è stato perso da qualcuno che stava mangiando la carne cruda lì sul posto».



Subito dopo la scoperta, è stata asportata la zolla di terra che avvolge i resti del bimbo preistorico per essere trasferita in laboratorio, dove effettuare in totale sicurezza il micro-scavo. Quindi saranno effettuati analisi al radiocarbonio e si valuterà se eseguire prelievi del Dna. Altra sorpresa, nello stesso giacimento, sono riaffiorate le ossa di un elefante.
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