Sbarchi, l'ombra del racket sui bimbi spariti: l'ipotesi di trafficanti d'organi

Sbarchi, l'ombra del racket sui bimbi spariti: l'ipotesi di trafficanti d'organi
di Marco Ventura
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Domenica 1 Giugno 2014, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 14:06
Chi l’ha vista non la dimenticher mai pi. Una scena che ha sorpreso gli stessi volontari delle organizzazioni non governative che ne hanno viste di tutti i colori. I militari schierati sulla fregata “Grecale” nel porto siciliano di Augusta dopo aver sbarcato centinaia di migranti, 488 soccorsi insieme al pattugliatore “Foscari” a sud di Capo Rizzuto, tra cui 133 minori e 62 donne. Sulla banchina i maschi, molti ragazzini, si sono fermati a salutare l’equipaggio tutto allineato, e hanno applaudito urlando “sukran”, grazie. Dall’inizio dell’operazione Mare Nostrum, il 13 ottobre 2013, la Marina ha salvato in mare più di 44mila migranti e consegnato alla giustizia oltre 200 scafisti. I bambini sono in aumento, soprattutto quelli che arrivano soli, da Egitto, Eritrea, Mali, Nigeria… Gli eritrei sono adolescenti che cercano di raggiungere i paesi scandinavi: Danimarca, Svezia, Finlandia. Il numero aumenta e l’età diminuisce, da 16-17 a 12-13 anni.



IL TRATTATO

Cercano di non farsi identificare perché hanno paura delle regole strette del Trattato di Dublino che li consegna, in quanto rifugiati, al paese d’ingresso. «Ma da gennaio è in vigore il Dublino 3 che reinterpreta gli accordi nel miglior interesse del minore», spiega Michele Prosperi, portavoce di Save the Children. Se un ragazzo eritreo sbarca in Italia e raggiunge la Svezia, può chiedere asilo a Stoccolma. Il problema per molti è arrivarci. Nel mezzo, c’è il buco nero di un calvario nel quale tanti bambini spariscono. I numeri parlano chiaro. «Il dato ufficiale del ministero dell’Interno è che al 31 marzo c’erano 5899 minori registrati nelle comunità in Italia, ma di questi circa 2000 erano già irreperibili», dice Prosperi. Un terzo fa perdere le proprie tracce. Le stime per difetto di Save the children parlano di 5583 minori sbarcati in Italia dal primo gennaio al 13 maggio, per lo più non accompagnati (3782). I siriani sono piccoli, 5-10 anni, viaggiano con le loro famiglie di media borghesia: professionisti, imprenditori, medici, commercianti, chiunque abbia un po’ di risparmi per progettare un viaggio.



I PIÙ POVERI

Chi non ha nulla finisce nei campi profughi in Libano, Giordania, Iraq. Chi ha i soldi va alla Siria in Libano, quindi in Egitto e in Libia. Un percorso a ostacoli, in territori instabili e pericolosi, che può durare anche più di un anno, tra permanenze forzate per organizzare le tappa successive, e poi minacce, persecuzioni, violenze, rapine. I bambini egiziani vengono in Italia per riunificarsi a parenti che vivono a Roma e Milano. «Ad ogni step sono avvicinati dai trafficanti», racconta Prosperi. «Qualche settimana fa è stata sgominata una banda di trafficanti tra Lombardia e Lazio che avvicinava questi minori in fuga e soli, proponeva soldi per aiutarli a proseguire, poi li sequestrava, gli prendeva i cellulari, li segregava e chiedeva il riscatto alle famiglie. In una di queste case prigione a Latina sono stati reclusi minori egiziani scappati da Augusta. Ci sono casi di sfruttamento sessuale maschile e femminile, e lavorativo».



LE TARIFFE

Intanto l’Arci ha reso noto il nuovo tariffario degli scafisti: dai 3mila ai 5mila euro per un posto barca meno scomodo e affollato, circa la metà (1.200-1.500 euro) per avere almeno la possibilità di stiparsi nelle imbarcazioni dal nord Africa che fanno rotta verso le coste italiane, stracolme di persone in cerca di fortuna.



I TRAFFICANTI

Il commissario del Governo per le persone scomparse, l’ex prefetto di Reggio Calabria Vittorio Piscitelli, un mese fa ha parlato di “buco nero” con molti scenari di rischio possibili, dai trafficanti umani ai gruppi di pedofili al traffico d’organi. Il problema è all’origine. Manca un protocollo per l’identificazione di minori allo sbarco.

Save the Children ha ottenuto la firma di parlamentari di ogni parte politica su una proposta di legge per una procedura unica di identificazione”, dice Prosperi. «La gestione dell’accoglienza purtroppo è approssimativa, gli standard di qualità disomogenei ed è dimoormai strato che sono insufficienti, oltre tutto tarda il collocamento in comunità per indisponibilità dei posti dovuta all’incertezza delle coperture economico-finanziarie». Intanto i bambini sui barconi aumentano, si parla di «barconi dei bambini». Già adesso la percentuale dei minori è il venti per cento, praticamente uno su cinque, e due terzi sono «soli e non accompagnati».
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