Sarah, la verità di Michele Misseri:
«L'ha uccisa Sabrina, non l'ho stuprata»

Sarah, la verità di Michele Misseri: «L'ha uccisa Sabrina, non l'ho stuprata»
3 Minuti di Lettura
Venerdì 19 Novembre 2010, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 21:18
TARANTO (19 novembre) - Fu Sabrina ad uccidere Sarah strangolandola con una cinta nel garage di casa, lui si sarebbe occupato solo dell'occultamento del cadavere e non ne avrebbe abusato in campagna,





così come una settimana prima del delitto non avrebbe tentato approcci sessuali nei confronti della nipote. È l'ultima versione, ancora una volta diversa dalla precedente, di Michele Misseri sull'omicidio di Sarah del 26 agosto, fornita nell'incidente probatorio ancora in corso nel carcere di Taranto e che dura da oltre otto ore. Una versione identica a quella del 5 novembre scorso nella parte in cui ribadisce che l'autrice materiale dell'omicidio è la figlia Sabrina; una versione modificata, invece, quando ritratta l' autoaccusa del vilipendio del cadavere e delle avances sessuali alla nipote.



Una ricostruzione complessiva che in ogni caso,
com'era accaduto nei precedenti interrogatori, non coinvolge la moglie Cosima. L'esame di Michele Misseri, nella forma dell'incidente probatorio, è iniziato poco dopo le 12.30 in un salone al primo piano della ex sezione femminile del carcere di Taranto. All'interrogatorio presieduto dal gip del tribunale di Taranto Martino Rosati sono presenti, per la pubblica accusa, il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e il sostituito procuratore Mariano Buccoliero. Per la difesa di Michele Misseri c'è l'avvocato Daniele Galoppa, accompagnato dalla criminologa e consulente di parte Roberta Bruzzone; per la difesa di Sabrina Misseri, che è presente all'interrogatorio pur non potendo interloquire, ci sono gli avvocati Francesca Conte ed Emilia Velletri, insieme con la criminologa Cinzia Gimelli.



Sono presenti anche i rappresentanti della parte lesa (i genitori e il fratello di Sarah), gli avvocati Walter Biscotti, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza e i consulenti di parte Luciano Garofalo, ex comandante del Ris di Parma, e lo psichiatra Massimo Picozzi. Michele, a quanto si è appreso, sta parlando seduto su un lato del salone circondato da una decina di agenti di polizia penitenziaria, precauzione presa per evitare che incroci lo sguardo della figlia Sabrina, seduta alcuni banchi dietro di lui e anche lei 'protettà da un cordone di guardie carcerarie. I due non avrebbero così avuto alcun contatto: Sabrina pare assista in assoluto silenzio alle accuse che il padre le rivolge. Per oltre quattro ore Michele ha risposto alle domande del gip Martino Rosati e della pubblica accusa; dopo una breve pausa è cominciato il controesame da parte dei difensori di Sabrina e dei rappresentanti legali della famiglia Scazzi, anche se qualcuno avrebbe voluto che l'incidente probatorio venisse interrotto per riprendere domani.



Le dichiarazioni che lo zio di Sarah sta facendo mettere a verbale oggi saranno le sole che entreranno nel fascicolo processuale, comprese le eventuali contraddizioni in cui potrebbe cadere nel corso del controesame dei legali di Sabrina che non hanno mai nascosto di voler utilizzare le tante versioni di Michele per dimostrare la sua inattendibilità. E mentre in carcere Michele prosegue il suo racconto, negli uffici del comando provinciale dei carabinieri di Taranto sono stati sentiti nuovamente alcuni testimoni, tra i quali due fidanzati che riferirono di aver visto Sarah il 26 agosto verso le 14,25 che camminava a piedi in viale Kennedy ad Avetrana dirigendosi verso casa della cugina, con la quale doveva andare al mare.






© RIPRODUZIONE RISERVATA