LA VICENDA
La società, che domani tiene l'assemblea per eleggere il nuovo cda, ha respinto le richieste rigettando «ogni responsabilità». Parte di questo contenzioso si è incanalato in due cause civili: la prima avviata nel 2015 da una sessantina di fondi assistiti da Deminor che hanno chiesto 174 milioni di danni contestando le informazioni rese tra il 2012 e 2013. La seconda, avviata il 4 dicembre, vede 27 investitori accusare Saipem di aver manipolato le informazioni tra il 2007 e il giugno 2013. Per capire il contenzioso occorre ricordare che nel 2013 la Consob ha imposto a Saipem di rettificare il bilancio 2012, appesantendolo con 245 milioni di euro di extra-costi, e ha multato la società (sanzione confermata in Cassazione) per aver ritardato il profit warning del 29 gennaio 2013.
L'INCHIESTA
Su questi fatti la Procura di Milano ha da poco chiuso un'inchiesta per aggiotaggio e falso in bilancio che vede coinvolti, oltre alla società, tre ex amministratori delegati e due ex dirigenti.
Come se non bastasse la Consob ha contestato a Saipem il bilancio 2016, in cui sarebbero confluiti 1,8 miliardi di euro di svalutazioni che avrebbero dovuto già impattare i conti 2015. Secondo la ricostruzione dell'authority - contestata dalla società - il bilancio 2015 (approvato poco dopo la fine dell'aumento da 3,5 miliardi) si sarebbe dovuto chiudere in rosso per 2,63 miliardi e non per 'solì 789 milioni. Nel settembre 2012, all'apice delle quotazioni di Borsa, Saipem valeva 17,6 miliardi. Oggi, dopo una ricapitalizzazione da 3,5 miliardi, ne vale 3,2. Dal 2013 ha sempre chiuso il bilancio in rosso, con 3,6 miliardi di perdite cumulate. In mezzo una forte contrazione degli investimenti petroliferi che ha impattato su tutto il settore, portando a pesanti svalutazioni dell'attivo, ma anche le presunte tangenti in Algeria, con un processo a Milano in dirittura d'arrivo, e la bufera sul mercato con due profit warning e le contestazioni Consob ai conti e al prospetto dell'aumento.
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