Ruby bis, quattro anni e 10 mesi a Fede, sei a Mora e tre alla Minetti

Ruby bis, quattro anni e 10 mesi a Fede, sei a Mora e tre alla Minetti
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Giovedì 13 Novembre 2014, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 09:13

L'ex direttore del Tg4, Emilio Fede, e l'ex consigliera regionale lombarda, Nicole Minetti, sono stati condannati rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e a 3 anni in appello per il caso Ruby. Lo hanno deciso i giudici della Terza sezione della Corte d'appello di Milano. L'ex agente dei vip Lele Mora è stato condannato a sei anni e un mese.

Nessuna improvvisazione nelle allegre serate di Arcore.

Imbandire cena e dopo cena per Silvio Berlusconi era un lavoro e ciascuno aveva un compito. Così ricostruito da Ilda Boccassini, Antonio Sangermano e Piero Forno, i pm dell’inchiesta Ruby bis: Lele Mora era «il procacciatore», Emilio Fede «l’assaggiatore» e Nicole Minetti «l’organizzatrice».

La Corte d'Appello di Milano ha ridotto le pene inflitte in primo grado a Mora,Minetti e Fede. L'ex direttore del Tg4 era stato condannato a 7 anni nel luglio 2013, mentre per Nicole Minetti la condanna era stata di 5 anni. A Mora, invece, condannato in primo grado a 7 anni, è stata inflitta la pena diSei 6 anni e un mese che comprende però anche la pena in continuazione per la bancarotta della sua società.

Anche Fede, così come Silvio Berlusconi, non era a conoscenza del fatto che Ruby fosse minorenne. È quanto emerge dal dispositivo della sentenza del processo. L'accusa di favoreggiamento della prostituzione della minorenne Karima El Mahroug contestata a Fede, infatti, è stata riqualificata in favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne. Esclusa, dunque, la consapevolezza della minore età. Berlusconi, lo scorso luglio, è stato assolto in appello (sette anni di carcere in primo grado) dalle accuse di concussione e prostituzione minorile per il Caso Ruby. Secondo i giudici, infatti, non è provato che l'allora premier conoscesse la vera età della ragazza marocchina, che ai tempi aveva 17 anni, così come non è provato che abbia minacciato o intimidito i funzionari della Questura per ottenere il rilascio della giovane.

Nel dispositivo della sentenza del cosiddetto 'Ruby bis', emessa oggi, l'accusa di favoreggiamento della prostituzione della minorenne Ruby che era contestata a Fede è stata riqualificata in favoreggiamento della prostituzione di una maggiorenne. Ciò significa che, secondo i giudici della terza sezione d'appello, anche Fede non era consapevole della sua minore età, quando avrebbe accompagnato la marocchina alle serate a Villa San Martino. Fede è stato condannato a 4 anni e 10 mesi per le accuse di favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni, Ruby compresa, mentre gli episodi relativi a Chiara Danese, Ambra Battilana e Imane Fadil sono stati riqualificati in tentativo di induzione alla prostituzione, perché le giovani rifiutarono di partecipare alle presunte serate 'a luci rosse, diventando poi anche testimoni 'chiave' dell'inchiesta.

«Con la Minetti si continua a usare la clava e fortunatamente la Cassazione non è a Milano», commenta la difesa di Nicole Minetti. Gli avvocati Paolo Righi e Pasquale Pantano sono convinti dell'innocenza della loro assistita e anche che «questo processo vada celebrato a Monza». Quindi quella della competenza territoriale sarà una delle questione che riproporranno nel loro ricorso davanti alla Suprema Corte con cui chiederanno l'annullamento del verdetto di oggi.

L'avvocato ed ex parlamentare del Pdl, Maurizio Paniz, che difende Emilio fede assieme alla collega Alessandra Guerini, ha preannunciato che farà ricorso in Cassazione. Il legale ha sottolineato però in secondo grado, che è stato «tolto il reato di istigazione alla prostituzione» e sono stati riqualificati altri capi di imputazione, tanto che la pena è stata ridotta. «Le sentenze vanno rispettate e la Corte d'Appello ha dimostrato di essersi impegnata molto», ha spiegato Paniz, chiarendo anche che Fede, qualora dovesse essere condannato anche in Cassazione, «non finirà in carcere», ma ci sarà la possibilità, data la sua età, di chiedere i domiciliari.

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