La Suprema Corte ha ritenuto, inoltre, «al limite della provocazione» l'assunto difensivo di chi ha sostenuto che anche il capo della mobile e il questore andavano inquisiti perchè mentre le indagini erano in corso facevano finta di niente così divenendo complici degli indagati. «È evidente (o almeno dovrebbe esserlo) - rilevano gli 'ermellinì - che tanto il capo della squadra mobile, quanto il questore, stavano adempiendo al loro dovere in virtù della delega conferita dal pm». «Diversamente ragionando, anche lo stesso sostituto procuratore avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati in quanto concorrente nei delitti sui quali stava svolgendo (e delegando) attività di indagine, o come favoreggiatore degli stessi: l'assunto sarebbe grave, se non fosse assurdo», hanno concluso i supremi giudici. I fatti contestati si sono svolti dal 3 gennaio al 5 marzo del 2008.
© RIPRODUZIONE RISERVATA