Mafia cinese, a Roma la centrale della Triade: «Chi è contro di noi è morto»

Mafia cinese, a Roma la centrale della Triade: «Chi è contro di noi è morto»
di Cristiana Mangani
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Venerdì 19 Gennaio 2018, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 19:34

È un capo dei capi con gli occhi a mandorla, ma altrettanto temuto e violento. È stato arrestato ieri, in un condominio di viale Marconi: Naizhong Zhang, 57 anni, sposato, un figlio, al vertice della mafia cinese in Italia. Aveva scelto la Capitale per vivere, nonostante gestisse attività illegali in mezza Europa (Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Repubblica Ceca, Romani e Grecia, oltre all'Italia da nord a sud). Insieme con lui è finito in manette il braccio operativo che aveva base a Prato, Lin, ufficialmente residente in Cina nella regione del Fujiang, in realtà il riferimento della mafia per l'area fiorentina. E ancora, il figlio di Zhang e una giovane donna, Chen Xiaomian detta Amei, 41 anni, segretaria dell'organizzazione e compagna del boss. Oltre ad altre trenta persone.

LA MEDIAZIONE
L'operazione, denominata China truck, è stata coordinata dalla Dda di Firenze, e condotta dallo Sco e dalla squadra mobile di Prato. Le misure sono scattate in Italia ma anche in Francia e Spagna. La lunga indagine, iniziata dopo l'omicidio di due giovani nel pratese, nel 2011, ha portato a individuare dinamiche a affari dei clan cinesi. La guerra tra cosche aveva lasciato una scia di morti, a scapito degli affari, e Naizhong Zhang è intervenuto per riportare la pace. «Il capo sono io - ripeteva nelle intercettazioni telefoniche e ambientali - Prima sapevo fare solo il mafioso, ora faccio anche e soprattutto gli affari».

L'associazione criminale era composta da soggetti originari di due regioni della Cina, lo Zhejiang e il Fujian. Zhang, che dai suoi veniva chiamato l'uomo nero, è stato seguito due sere fa dai poliziotti in borghese della squadra mobile coordinati da Francesco Nannucci: ha visitato diverse aziende di connazionali e ogni volta che usciva, seguito da uno stuolo di guardie del corpo, cambiava auto. Ha cenato in un ristorante e lì ha ricevuto la visita di altre persone che si inchinavano con deferenza al suo cospetto.

A tutti i destinatari del provvedimento è stato contestato il 416 bis, l'associazione a delinquere di stampo mafioso. Il clan aveva praticamente il monopolio del traffico su strada delle merci di origine cinese. Un giro di centinaia milioni di euro. E non controllava soltanto la logistica di quello che viene prodotto nelle fabbriche delle varie Chinatown e poi diffuso sui mercati, ma anche bische clandestine a Roma e a Prato, locali notturni, prostituzione, spaccio di droga, estorsione. Del resto, come hanno spiegato gli inquirenti, chi comanda in Italia, ha potere sull'intera Europa. Un esempio per tutti, ricordato dal capo della mobile di Prato: «Naizhong Zhang è veramente il capo dei capi, e come tale è riconosciuto dai suoi connazionali. È andato a Parigi per risolvere controversie fra gang cinesi. E a chi lo accompagnava ha detto di chiamarlo capo davanti a tutti i capi cinesi in Francia. La sua mediazione criminale Oltralpe ha avuto successo facendogli acquisire ulteriore potere e prestigio».

GLI EFFETTI
Soddisfazione per l'operazione è stata espressa dal ministro dell'Interno Marco Minniti e anche dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. «È un'operazione eccezionale - ha dichiarato il magistrato insieme con il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo - che identifica la composizione dell'associazione mafiosa cinese, riconoscendovi i caratteri della mafiosità. La criminalità cinese, come quelle albanesi e romene, cominciano a profilarsi come organizzazioni criminali sul territorio italiano».

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