Rolling Stone in copertina: «Noi non stiamo con Salvini». Ma Mentana si dissocia: «Mai firmato quell'appello»

Rolling Stone: «Noi non stiamo con Salvini». Ma Mentana si dissocia: «Mai sottoscritto l'appello»
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Giovedì 5 Luglio 2018, 14:08 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 14:56

«Noi non stiamo con Salvini. Da adesso chi tace è complice». La rivista musicale Rolling Stone si schiera a favore dei migranti ai quali dedica la copertina in edicola domani. Una presa di posizione della redazione e sottoscritta da numerosi personaggi del mondo dello spettacolo tra i quali figura anche il direttore de La7 Enrico Mentana che però si dissocia dicendo di non aver mai aderito a nulla e accusando la testata di scorrettezza.

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«Fa male vedere, giorno dopo giorno, un'Italia sempre più cattiva, lacerata, incapace di sperare e di avere fiducia negli altri e nel futuro. Un'Italia rabbiosa e infelice. Fa ancora più male prendere atto che questa rabbia si è fatta potere. Non vogliamo che il nostro Paese debba trovare un nemico per sentirsi forte e unito», scrive il Rolling Stone.

La lista dei personaggi che condividono la posizione della rivista è lunga: Daria Bignardi, Vasco Brondi, Caparezza, Ennio Capasa, Pierpaolo Capovilla, Chef Rubio, Max Collini, Carolina Crescentini, Marco D'Amore, Costantino della Gherardesca, Erri de Luca, Diodato, Elisa, Ernia, la casa di produzione Fandango di Domenico Procacci, Fabio Fazio, Anna Foglietta, Marcello Fonte, Gazzelle, Gemitaiz, Gipi, Linus, Lo Stato Sociale, Makkok, Fiorella Mannoia, Vinicio Marchioni, Emma Marrone, Ermal Meta, Francesca Michielin, Motta, Gabriele Muccino, Negramaro, Andrea Occhipinti, Roy Paci, Mauro Pagani, Tommaso Paradiso, Valentina Petrini, Alessandro Robecchi, Lele Sacchi, Selton, Barbara Serra, Michele Serra, Shablo, Subsonica, Tedua, Tre Allegri Ragazzi Morti, Sandro Veronesi, Daniele Vicari, Zerocalcare.

«I valori sui quali abbiamo costruito la civiltà, la convivenza, sono messi in discussione - scrive la rivista -. I sedicenti 'nuovì sono in realtà antichi e pericolosi, cinicamente pronti a sfruttare paure ancestrali e spinte irrazionali». «Crediamo che oggi in Italia sia fondamentale prendere una posizione chiara, crediamo che volgere lo sguardo dall'altra parte e aspettare che passi la bufera equivalga a essere complici, crediamo, una volta di più, nel soft power della cultura pop, nella sua capacità di unire, condividere, accogliere». 

Tra i nomi citati dal Rolling Stone c'è anche Mentana. Ma il direttore del Tg La7 ritiene una «grave scorrettezza» essere stato inserito nell'elenco. Il giornalista ha sottolineato di aver esplicitamente negato la sua adesione all'iniziativa del mensile e spiega le ragioni del suo no su Facebook: «Quando voglio dire qualcosa, la dico. In prima persona, avendo la fortuna di poterlo fare in tv, e potendolo fare come tutti qui su Fb. Non credo agli appelli o alle prese di posizione perentorie e che servono solo a scopi identitari, o a volte peggio mirano a un po' di pubblicità gratuita».



«Oggi il mensile Rolling Stone fa una scelta perfettamente legittima: una copertina arcobaleno con la scritta "Noi non stiamo con Salvini", e poi più in piccolo "Da adesso chi tace è complice". E poi nelle pagine interne una raccolta di pareri e frasi di
«musicisti, attori, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv». Una «scelta legittima, dicevo - scrive ancora Mentana - ma che non condivido. Il giornalismo è fatto di racconto e di confronto delle idee, di attacco alle posizioni ritenute sbagliate, o perfino pericolose. Mai però la scelta di una persona liberamente eletta come bersaglio, come uomo nero».

«Con sorpresa - ribadisce il direttore del Tg La7 - ho trovato il mio nome tra gli aderenti a questa iniziativa (a meno che "Enrico Mentana, giornalista" non sia un omonimo)». «È un caso di malcostume, trasandatezza, sciatteria? Non so, non ho ancora letto la rivista - conclude Mentana -.
So però che il suo direttore mi aveva chiesto l'adesione, e la risposta è stata chiara... "No"
».


Replica il direttore del Rolling Stone Massimo Coppola: «Caro Enrico, non essendo un appello non ci sono firmatari. Abbiamo deciso di includere i post pubblici sul tema dopo che molti ci hanno detto “ci sto, ma ho già detto quel che penso, non potete pubblicare il mio post?” I post sono pubblici e quindi mi pare una scelta legittima pubblicarli. Se decido di raccogliere tutte le dichiarazioni pubbliche su questo o quel tema, non devo certo chiedere a tutti coloro che le hanno espresse se posso farlo. Mi scuso per non averti detto che lo avrei fatto, una dimenticanza, anche se ripeto, abbiamo ripreso una tua dichiarazione pubblica, cosa per la quale non è necessaria un’autorizzazione, a differenza di una conversazione privata su whatsapp - non era fondamentale pubblicarla, credo, per sostenere la tua posizione. Ad ogni modo, ti chiedo scusa per non averti detto che avremmo pubblicato la tua dichiarazione. Con immutata stima».



Controreplica Mentana: «No, Coppola. Il mio no (ho tolto lo screenshot del nostro dialogo via Whatsapp perché c'era di mezzo un'altra persona) era chiaro. Non puoi decentemente sostenere che siccome altri ti hanno detto che ne avevano già scritto e non avevano modo di ripetere o cambiare, allora questo ti permetteva di prendere oltre ai loro anche brani di altri che erano ignari della tua iniziativa o peggio, come nel mio caso, si erano dichiarati esplicitamente indisponibili, per di più usandone il nome come elemento di richiamo pubblicitario. È stata un'operazione mediocre».

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