Rimini, preso anche il quarto ragazzo del branco. Gli altri tre si erano costituiti

Rimini, preso anche il quarto ragazzo del branco. Gli altri tre si erano costituiti
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Domenica 3 Settembre 2017, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 16:08

È stato preso nella notte a Rimini e portato in carcere il quarto giovane del branco accusato degli stupri a Rimini. Si chiama Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, rifugiato residente a Vallefoglia, nel Pesarese. Si nascondeva alla stazione di Rimini. È stato preso dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro. È considerato il capobranco.

 

Il ventenne congolese che sarebbe considerato il capo del branco degli stupri di Rimini, aveva cercato di fuggire da Pesaro prendendo un treno stanotte. Gli uomini della squadra mobile che stavano monitorando i suoi spostamenti con l'ausilio delle tecnologie, lo hanno fermato mentre il treno transitava alla stazione di Rimini. Una volta bloccato il convoglio gli uomini dello Sco e della squadra mobile sono saliti e hanno trovato il ragazzo in una delle carrozze.

I video delle telecamere di sorveglianza da cui la Polizia è risalita all'identificazione dei quattro giovani immigrati ricercati per gli stupri mostrano i ragazzi camminare tranquillamente per le strade della cittadina deserta, alle 3 di notte del 26 agosto. L'apparenza è quella di quattro ragazzi come tanti, vestiti con bermuda, felpe, cappelletto con visiera, scarpe da ginnastica e zainetto sulle spalle. Di media statura, magri, dal fisico non particolarmente prestante, la loro forza è stata quella di agire in branco.

«L'arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze». Così il Questore Maurizio Improta ha commentato la cattura che chiude il cerchio attorno al branco accusato delle brutali violenze commesse poco più di una settimana fa a Rimini. «Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L'uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato». 

I tre minorenni, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16, accusati del doppio stupro di Rimini, sono stati portati al centro di prima accoglienza della struttura penitenziaria minorile di via del Pratello a Bologna. Nei loro confronti il procuratore per i minorenni Silvia Marzocchi ha emesso un provvedimento di fermo e i tre rimarranno al cpa in attesa della convalida e della decisione di un giudice sull'applicazione di una misura cautelare.


I componenti della banda ricercata da una settimana per la duplice violenza sessuale a Miramare di Rimini sono tutti giovanissimi. Ieri due si erano costituiti, un terzo è stato fermato dallo Sco. Due fratelli marocchini, di 15 e 16 anni, si sono presentati nel pomeriggio ai carabinieri di Montecchio di Pesaro, dicendo di far parte del gruppo che la sera del 25 agosto ha stuprato una turista polacca di 26 anni, picchiato l'amico suo coetaneo e poco dopo violentato una prostituta transessuale peruviana.

«Siamo stati noi», avrebbero detto i due ragazzi prima di essere trasferiti a Rimini per l'interrogatorio in Procura alla
presenza del Pm che coordina le indagini e di un magistrato della Procura per i minorenni di Bologna. In seguito gli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia di Rimini hanno preso anche un terzo membro del gruppo, nigeriano.

I due fratelli avrebbero deciso di presentarsi dopo la diffusione sui media dei video acquisiti dalle telecamere di sorveglianza della zona dello stupro, che avevano consentito agli investigatori di conoscere il volto dei ricercati,
riconosciuti dalle vittime. Si sono sentiti messi alle strette e si sono consegnati.

La diversità delle etnie spiegherebbe in ogni caso perché fra di loro i violentatori sono stati sentiti parlare in italiano dalle vittime. I fratelli marocchini, residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, sono stati sentiti per formalizzare il loro primo racconto, ma anche per approfondire tutti i dettagli della storia e presumibilmente anche per ricostruire il ruolo delle persone coinvolte.

Dichiarazioni che dovranno essere vagliate: avrebbero ammesso il loro coinvolgimento, ma non si sa se si siano addossati la responsabilità oppure se abbiano cercato di scaricarne soprattutto sui due presunti complici, il nigeriano e il congolese.

Proprio la presenza di due giovani centrafricani getta nuova luce su un'aggressione in spiaggia a Pesaro, avvenuta il giorno dopo quella di Rimini. Anche in quel caso una coppietta che si era appartata nella spiaggia del Sacro Cuore, su un lettino, era stata circondata da tre uomini, che i ragazzi hanno descritto di colore. In pochi attimi i tre hanno rapinato i cellulari della coppietta tentando di inseguire i ragazzi, che nel frattempo erano scappati urlando.

 

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