Rimini, cadavere della figlia nel trolley, la madre rientrata in Italia

Rimini, cadavere della figlia nel trolley, la madre rientrata in Italia
di Cristiana Mangani
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Sabato 8 Aprile 2017, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 22:45

È rientrata in Italia con un volo passato per Istanbul e atterrato a Bologna, la madre di Katerina Laktionova, la ragazza russa trovata morta in un trolley nelle acque del porto di Rimini. Galena, 48 anni, è indagata per occultamento e distruzione di cadavere. A un amico aveva confessato di aver chiuso il corpo della figlia in una valigia dopo la morte provocata da una grave forma di anoressia, perché in preda alla disperazione.


Ma sono tanti i punti oscuri di questa vicenda che dovrà chiarire. Ieri, all'arrivo a Bologna c'erano ad aspettarla gli uomini della squadra mobile della questura romagnola. È stata condotta in procura per essere interrogata dal pm Davide Ercolani. I magistrati vogliono sapere perché non ha fatto curare Katerina, visto lo stato di denutrizione in cui versava. Negli ultimi due mesi, infatti, la ragazza aveva smesso completamente di alimentarsi ed era ormai ridotta a una larva: 1,74 di altezza per 35 chili.

Nei suoi confronti, comunque, non è stata emessa alcuna misura cautelare. «È una persona che ha avuto dei momenti tremendi - spiega il suo avvocato Mario Scarpa - Dietro ciò che è accaduto c'è una vicenda umana di disperazione e dolore enormi». «L'ho vista morire ogni giorno, poco alla volta, senza poter fare niente» ha detto la donna al suo difensore.

«La ragazza era affetta da un'anoressia terribile - aggiunge ancora il legale, e la madre non è riuscita d aiutarla per la sua determinazione a farsi del male e perché non aveva abbastanza mezzi economici per farla ricoverare in una struttura privata. Questo l'ha fatta disperare. In più, negli stessi giorni è morta anche la madre della donna, contemporaneamente a sua figlia, e questo ha compromesso momentaneamente la sua salute psichica. Ha vegliato per una settimana Katarina senza sapere cosa fare e a chi rivolgersi, choccata e impietrita, non si è risolta a prendere la soluzione più ovvia: chiamare soccorsi, aiuto. Non so se è stata suggestionata da qualcuno nel prendere questa decisione».

Intanto la polizia e la Procura di Rimini sono al lavoro per chiarire se ci sia stato il coinvolgimento o meno di altre persone nella vicenda e sono in corso interrogatori per ricostruire la storia medica e individuare le strutture sanitarie che hanno assistito la ragazza. Quando è arrivata in Italia per la seconda volta, nel luglio 2015, è stata ricoverata per dieci giorni in ospedale.

Una volta dimessa, le è stato consigliato di andare al Simap, dove vengono seguite anche le malattie di origine psichiatrica, ma non ci è ma andata. Sembra che sia rivolta a un clinica privata di Riccione, venendo poi seguita da un primo medico di base - una donna che la polizia sta tuttora cercando - poi ad un altro medico di base, che ha però riferito di non averla mai vista.

Il corpo della ragazza è a disposizione dell'ambasciata russa che deciderà su un eventuale rimpatrio. 

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