Rugby, ragazza di 18 anni placca e batte la testa a Ravenna: lotta per la vita in ospedale

Batte la testa durante la partita di rugby, ora Rebecca Braglia lotta per la vita in ospedale
di Paolo Ricci Bitti
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Lunedì 30 Aprile 2018, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 14:51
E' in condizioni disperate la giocatrice di rugby di 18 anni che domenica mattina a Ravenna dopo un placcaggio è caduta all'indietro battendo la nuca sul terreno e riportando una commozione cerebrale.

Si chiama Rebecca Braglia, abita a Reggio Emilia, frequenta il liceo scientifico Moro e gioca per l'Amatori Parma dopo aver vestito le maglie del Reggio e del Colorno: i neurochirurghi dell'ospedale Bufalini di Cesena, dove la studentessa è ricoverata in stato di coma nel reparto di Terapia intensiva, l'hanno operata per ridurre un'ematoma cerebrale e si sono riservati la prognosi. La ragazza è di fibra forte ma la situazione fin dall'inizio è apparsa ai soccorritori pesantemente compromessa. Un dramma rispetto a un'azione di gioco, una delle più caratteristiche del rugby, che sembrava uguale a mille altre.  



Domenica mattina nell'impianto ravennate di via Dismano Vecchio era in corso una tappa della Coppa Italia di rugby a 7 che raggruppava otto formazioni: Rebecca Braglia con l'Amatori Parma stava affrontando una squadra che riuniva giocatrici delle Muse di Revenna e delle Scarlet Imola. La giocatrice parmigiana ha tentato di placcare, insieme a una compagna, un'avversaria assai più imponente di lei: un'azione che di solito riesce bene alla studentessa che vanta una buona esperienza, ma questa volta la diciottenne ha subito l'impatto ed è caduta all'indietro battendo la nuca. Attaccante e difensori non avevano compiuto nulla di irregolare, ma l'arbitro ha capito subito che il gioco andava fermato.

E non c'è stato bisogno nemmeno di chiamare il medico a bordocampo che, vista la caduta, stava già correndo verso la ragazza che ha fatto appena in tempo a dire: "Mi fa male la testa" prima di perdere i sensi. Intanto era stato avvisato il 118 che ha fatto subito decollare l'eliambulanza.

Momenti terribili, con le compagne di Rebecca e le giocatrici romagnole atterrite: il medico, avuto conferma della gravità della situazione anche dalla dilatazione delle pupille, ha messo in atto il protocollo per le commozioni cerebrali (concussion), le ha tolto il paradenti, nonostante la mandibola si fosse già irrigidita, per consentirle di respirare e l'ha immobilizzata. L'equipaggio dell'eliamabulanza, atterrata in pochi minuti sullo stesso campo di gioco, le ha poi applicato la ventilazione forzata, continuata fino all'operazione chirurgica avvenuta poco dopo al Bufalini. Lo stato di coma della ragazza viene ritenuto di estrema severità.

Intanto in via Dismano Vecchio, dove le operazioni di soccorso erano stato seguite anche da Alberto Toselli, responsabile degli arbitri emiliano-romagnoli, le partite erano state naturalmente sospese con gli allenatori e gli accompagnatori che si prendevano cura delle giocatrici sotto choc. Difficile comprendere come la loro amica potesse rischiare la vita dopo un'azione di gioco talmente ricorrente come un placcaggio. Nel rugby a 7, poi, i contatti sono di solito meno forti e meno frequenti. Si gioca appunto in 7 (rispetto ai 15 del rugby più conosciuto e praticato) e non c'è di fatto la fase della mischia: a livello femminile e quest'età si gioca inoltre solo su metà del campo. E' un rugby più arioso e dinamico e di più immediata comprensione, caratteristiche che l'hanno fatto includere nelle discipline olimpiche dai Giochi di Rio de Janeiro. Le partite comprendono due tempi di 7 minuti e, proprio perché è meno usurante del rugby a 15, il "seven" permette di mettere di fronte molte squadre nell'arco di un giorno o due.  

Il "7" è considerato d'aiuto per imparare l'Abc del rugby e inoltre permette di assemblare squadre anche a club che faticano ad avere sufficienti elementi per il 15.
Proprio questo tipo di rugby, ancora più adatto a tutti i tipi di fisico, ha visto aumentare a dismisura i praticanti anche in Italia: tantissime  anche le bambine che in questi ultimi anni hanno imparato a passare la palla indietro e a placcare.

La Federugby dell'Emilia Romagna, guidata dal ravennate Giovanni Poggiali, si è subito mobiltata per sostenere le ragazze nell'impianto e la famiglia Braglia, per contattare i dirigenti dei club e per attivare attraverso la Fir nazionale le procedure richieste dai casi di commozione cerebrale. Il tema della concussion e della sue conseguenze è infatti da tempo al centro dell'attenzione delle federazioni che hanno allestito precisi protocolli. Ad esempio non risulta che la ragazza dell'Amatori Parma avesse subito nel corso di quella giornata altri impatti con la testa. Nel corso degli anni le regole sui placcaggi e, in particolare, sugli ingaggi delle mischie, sono state modificate proprio per ridurre i rischi di collisioni pericolose per la testa e la colonna vertebrale. Poi il rugby nasce come sport di contatto, anche se l'incidenza degli infortuni gravi non è superiore a quella di altri sport. Almeno per adesso il caso drammatico di Ravenna, il cui campo è fra altro in discrete condizioni con una superficie erbosa e sabbiosa e quindi non particolarmente dura, va inserito fra le fatalità.

Il tweet del presidente della Federugby, Alfredo Gavazzi
A nome mio personale, di tutta @Federugby e certo di interpretare i sentimenti dell’intera comunità rugbistica italiana esprimo la totale vicinanza del movimento alla giovane atleta infortunatasi oggi a Ravenna e alla sua famiglia. I nostri pensieri sono con loro.




In Fir si fa anche notare che 'World Rugby', ente internazionale della palla ovale, e tutte le federazioni che ne fanno parte sono da anni attive nella massima tutela della salute dei giocatori, tanto che esiste una campagna di sensibilizzazione alla corretta gestione dei traumi contusivi che si chiama «riconoscere e rimuovere».
Nel rugby di alto livello è attivo anche un protocollo per la gestione attiva dei traumi cranici, che si chiama 'Hià. Inoltre in Italia è obbligatorio un medico per ogni tipo di attività: in altre parole, se non c'è il dottore non si gioca nemmeno in un raduno di bambini piccoli. Non a caso anche ieri a Ravenna nella sfida femminile in cui si è infortunata la Braglia è intervenuto il 'medico di campò, che è intervenuto immediatamente per soccorrere la ragazza.
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