Caso ovuli, quello strano incontro tra Antinori e la ragazza: «Lavoreresti per me?»

Caso ovuli, quello strano incontro tra Antinori e la ragazza: «Lavoreresti per me?»
di Renato Pezzini
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Lunedì 16 Maggio 2016, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 17:23

Abituato alle iniziative eclatanti, il professor Severino Antinori ha deciso di iniziare lo sciopero della fame. «È il suo modo di protestare contro quella che ritiene una grave ingiustizia» dicono i suoi legali. L'ingiustizia, dal punto di vista di Antinori, consiste nel fatto che da venerdì il medico è agli arresti domiciliari nella sua casa romana di via Properzio accusato di aver «rapinato» (è questo il reato contestato) gli ovuli di una giovane spagnola costretta con le forze a sottoporsi a un intervento.
La tesi del professore è semplice: nessuno, a suo dire, è mai stato costretto a donare gli ovuli, tanto meno la ragazza spagnola in questione, la quale a marzo aveva sottoscritto un programma di «donazione» salvo poi rivolgersi alla polizia il 5 aprile sostenendo di essere stata ingannata e portata in sala operatoria contro la sua volontà. Il giudice di Milano che ha mandato ai domiciliari Antinori ha preso per buona la versione della ragazza. Ed è proprio questo che il professore contesta.

A CENA DA SOLA
La storia è assai complicata. E lo è fin dalle origini. Infatti è ancora poco chiaro come siano stati stabiliti i contatti fra il medico e la giovane spagnola. Di certo c'è che - sulla base del racconto della presunta vittima - il primo approccio avvenne in un ristorante di Milano. Lei, Hanae M., ha detto che si trovava in Italia per un periodo di vacanza e che nell'occasione, malgrado le poche risorse economiche, aveva preso alloggio in un lussuoso albergo del capoluogo lombardo.
 
Una sera mentre cenava da sola in un ristorante venne avvicinata da colui che si presentò come «un medico molto famoso». Parlarono in francese, lei disse di avere un diploma da infermiera, lui le propose di andare a lavorare nella sua clinica offrendole pure di pagarle una sistemazione in un piccolo albergo. Lei tornò in Spagna e dopo poco riprese un aereo per Milano, andò da Antinori, gli disse di voler accettare la sua proposta. Insomma, una storia per lo meno strana su cui le forze dell'ordine di Milano stanno continuando a indagare.
Perché un medico famoso come Antinori dovrebbe proporre a una ragazza straniera abbordata al ristorante un contratto da infermiera con l'aggiunta del pagamento di una stanza d'albergo? E' la domanda intorno alla quale si stanno scervellando gli inquirenti i quali sospettano che la giovane spagnola sia venuta in Italia non per una vacanza ma proprio perché a conoscenza del fatto che il medico reclutava «donatrici di ovuli» offrendo loro soldi e, nel caso di Hanae M. anche un lavoro ben retribuito.

IL PROGRAMMA DI DONAZIONE
L'ipotesi, insomma, è che Antinori abbia allestito una sorta di rete di reclutamento affidandosi a non si sa quali canali. Cercava ragazze giovani, possibilmente belle. La spagnola rispondeva a entrambi i requisiti. E non a caso a metà marzo, quando già lavorava nella clinica milanese, sottoscrisse il programma di donazione. Poi evidentemente qualcosa è andato storto, lei ha cambiato idea, ma Antinori non ha voluto sentire ragioni.
 

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