Ragusa, i piromani erano 15 pompieri volontari: appiccavano i roghi per guadagnare di più

Ragusa, i piromani erano 15 pompieri volontari: appiccavano i roghi per guadagnare di più
di Lara Sirignano
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Martedì 8 Agosto 2017, 09:20 - Ultimo aggiornamento: 09:40
PALERMO - Erano sempre nel posto giusto, nel momento giusto. I colleghi facevano quaranta interventi, loro centoventi. Ogni segnalazione li vedeva, guarda caso, a un tiro di schioppo dal rogo che avrebbero dovuto spegnere. Erano diventati una leggenda i 15 volontari dei vigili del fuoco in servizio al distaccamento di Santa Croce Camerina: in gergo, quelli del turno D. Lavoravano tutti e 15 nella stessa squadra: la squadra dei record di intervento e di incasso. Perché, per legge, ai volontari andavano dieci euro a ogni incendio spento. Ma la polizia di Ragusa ha svelato che dietro l'abilità e la prontezza degli ausiliari c'era una truffa allo Stato messa a segno a colpi di falsi incendi o roghi provocati.

A destare i primi sospetti sono stati proprio i numeri della squadra del turno D. Al Comando Provinciale di Ragusa qualcuno ha cominciato a non credere più al caso, a dubitare delle segnalazioni di fiamme a cassonetti arrivate sempre durante il loro servizio. O da luoghi che la squadra avrebbe potuto raggiungere prima delle altre. Dubbi e sospetti che sono stati comunicati agli investigatori della Squadra Mobile. Gli agenti hanno svelato un sistema ingegnoso e perverso. Con parenti e amici complici che telefonavano alla centrale operativa per denunciare boschi in fiamme e volontari, pagati per proteggere ambiente e cittadini che, tanica di benzina alla mano, andavano ad appiccare il fuoco.

L'INTERCETTAZIONE
U sanno che amu iutu a dari a focu, lo sanno che siamo andati ad accendere il fuoco, dice uno di loro a un collega complice al telefono, non sapendo di essere intercettato. Una confessione in diretta che la Mobile mette insieme a tutti gli altri elementi raccolti in anni di indagini.

Quelli del turno D, dal 2013 al 2015, dice la Procura di Ragusa che ha coordinato l'inchiesta, hanno incassato soldi dallo Stato bruciando ettari di macchia mediterranea o segnalando roghi inesistenti. Sono fatti vecchi, ha risposto il gip davanti alla richiesta di arresto dei pm. Solo al capo squadra, Davide De Vita, è stata applicata la misura degli arresti domiciliari: secondo il magistrato avrebbe continuato a reiterare il reato. I colleghi, invece, proprio per il tempo trascorso, sono stati denunciati a piede libero per incendio e truffa aggravata allo Stato.

LE PROVE
Incastrati dalle prove raccolte dalla polizia, tutti, durante gli interrogatori, hanno confessato delineando, in modo ancora più chiaro, quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile. E svelando anche la complicità di amici e familiari. Che ci sia la mano dell'uomo dietro agli incendi che, da anni, ogni estate, devastano la Sicilia è ormai noto. Raramente però si arriva a individuare i colpevoli. La mafia dei pascoli, ragazzini in cerca di folle divertimento o stagionali interessati al guadagno: i responsabili hanno mille volti. L'inchiesta di Ragusa svela quello di una precarietà ormai diventata sistema. Quella dei lavoratori a giornata. In Sicilia ci sono circa tremila vigili del fuoco assunti a tempo indeterminato. E poi altri seimila volontari divisi in un doppio albo: i discontinui e quelli che vengono richiamati per un tot di giorni all'anno. I discontinui, come i volontari indagati a Santa Croce Camerina, sono impiegati nei distaccamenti in giro per la Sicilia. Cinque persone per ogni turno di lavoro, pagati dieci euro all'ora.

Più interventi fanno, più incassano. Senza gli ausiliari la lotta al fuoco sarebbe ancora più difficile di quel che è. C'è poi l'albo di quelli che vengono chiamati per 14 giorni e solo quando bisogna affrontare servizi particolari. Al massimo riescono a lavorare due volte all'anno guadagnando quanto guadagnerebbe un assunto. Seimila ad affollare graduatorie chiuse da tempo perché sature.

Pur di guadagnare farei scoppiare una bomba, avrebbe detto il caposquadra del Turno D finito ai domiciliari, soldato del folto esercito di pompieri precari siciliani.

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