Strage in Puglia, vittime e feriti: dal bimbo salvo al contadino decapitato

Strage in Puglia, vittime e feriti: dal bimbo salvo al contadino decapitato
di Maria Lombardi
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 10:52

Per adesso c'è solo un numero, 27. Ed è provvisorio, non ha fine la conta delle vittime della strage dei pendolari. Qualche storia e nessuna speranza, avesse anche il dolore una misura e un numero. Non può averli davanti a queste immagini e ai racconti di chi ha visto e non dimenticherà, di chi ha scavato tra le lamiere tra brandelli di corpi inseguendo lamenti e respiri. Il treno grigio e il treno giallo sbriciolati e senza più forma, visti dall'alto sembrano due modellini Lego in frantumi. Portavano come ogni giorno la fatica e la pazienza di chi viaggia per lavoro e studio, di chi andando avanti e indietro ormai si conosce e condivide quel pezzo di vita sui binari. Una normalità che diventa tragedia, una routine rassicurante, quella del treno, che uno schianto spezza per sempre e ne fa un inferno. Vetri rotti e lacrime, lamiere che restituiscono morti, persone che calpestano cadaveri. Una donna racconta di aver salvato il marito tra i rottami, ha visto gambe spezzate e brandelli di corpi. «Irriconoscibili», dicono alcuni dei soccorritori. I parenti dovranno identificarli dai vestiti, cercare dettagli per dare un nome a chi ha perso la vita, fanno sapere dal policlinico di Bari. «Fosse accaduto in un'altra ora sarebbe stata un'ecatombe», dicono ad Andria. La mattina quel treno è pienissimo, pendolari e studenti. Chi era lì e ce l'ha fatta ha negli occhi gli sguardi immobili di chi non è sopravvissuto. Una mamma era abbracciata alla figlia, le hanno trovate strette l'una all'altra. Un vice questore tornava al lavoro dalle ferie, la moglie l'ha riconosciuto in ospedale. Era del suo Fulvio il corpo che le hanno mostrato. Negli ospedali le lacrime di chi cerca e vorrebbe una speranza, «dov'è mia figlia?». E le grida di chi non ha più nessuno da cercare.

Mamma e figlia senza vita, insieme nell'ultimo abbraccio
La morte le ha portate via insieme, l’una nelle braccia dell’altra. I soccorritori le hanno trovati così, strette strette come se fino all’ultimo avessero tentato di proteggersi, di farsi scudo con i corpi.Madre e figlia, immobili nell’abbraccio tra le lamiere accartocciate, tra le urla e il sangue e i corpi feriti. Madre e figlia non si muovevano più, inutile qualsiasi tentativo di salvarle. E tra le tante storie di morte che circolavano ieri ai margini dei binari insanguinati c’era la loro. «Le hanno trovate abbracciate», un dettaglio in più che aggiunge solo strazio a una giornata che non conosce altro che lacrime. Un’immagine che presto avrà anche una storia e si saprà chi era questamamma che con il suo abbraccio ha tentato di salvare la figlia, l’ultimo gesto disperato. E dove andavano prima che lo schianto le fermasse. Chi dei feriti è in grado di parlare racconta a medici e infermieri di «una tragedia assurda». Piange anche chi si deve prendere cura dei sopravvissuti, tutti in ospedale hanno le lacrime agli occhi. Anche i ragazzi che vanno a donare il sangue, «ogni nostro pensiero, per chi tra quelle rotaie ha perso la vita o è rimasto ferito». 

Fulvio, il commissario 59enne tornava al lavoro dopo le ferie
«Dove sei?», chiede una signora all’amica. Sono le 15 del giorno più lungo ad Andria. «Sono in ospedale, ho accompagnato la moglie di Fulvio. Lo sta cercando, lui prende sempre quel treno. In ufficio non c’è, al cellulare non risponde...» Un urlo senza fine, la telefonata s’interrompe. È la moglie del vice questore aggiunto di polizia Fulvio Schinzari, di 59 anni. Le hanno appena detto che il marito era sul treno maledetto, il suo corpo è lì in ospedale. E lei grida tutto il suo dolore , grida finché non lemanca l’aria. Fulvio Schinzari era uno dei tanti pendolari di quella linea. Viveva ad Andria e lavorava alla questura di Bari, tutti i giorni avanti e indietro. Si temeva che con lui ci fosse anche la figlia, spesso viaggiano insieme.Ma la ragazza ieri mattina non era sul convoglio accanto al padre. Lascia due figlie. Era appena tornato dalle ferie e stava andando a Bari dove 4 anni fa aveva assunto l’incarico di dirigente dell’ufficio del personale.
 
L'operatore del 118 perde il treno, poi soccorre i feriti
Alessandro doveva essere su quel treno. Ma è arrivato alla stazione di Terlizzi con qualche minuto di ritardo e l’ha perso. Lo prende tutti i giorni, il treno delle 11, va a lavorare ad Andria, è un operatore del 118. Ieri mattina è rimasto in stazione. Fino a quando non è arrivata la notizia ed è corso lì, a soccorrerre i feriti, a cercare insieme agli altri di salvare quelli che dovevano essere i suoi compagni di viaggio e sono rimasti stritolati tra le lamiere. Scene così non ne aveva mai viste. Corpi dilaniati dalle lamiere, urla e sangue. E solo per caso non si è trovato anche lui in quell’inferno. Anche Benedetto Schiavone, amministratore di un’azienda di telecomunicazione, è salvo per caso. Anche lui pendolare su quella linea. «Potevo essere uno di loro e invece ho deciso di partire con un altro treno. Per noi che ci viaggiamo tutti i giorni questa cosa è assurda, assurda»

Alla ricerca in tre ospedali, madre scopre la figlia salva
«Dov’è mia figlia, vi prego fatemela vedere». La mamma si dispera all’ospedale di Barletta. Sa che la figlia era su quel treno e altro non sa. Ha fatto il giro degli ospedali e non l’ha trovata. Implora e piange. «Mi hanno detto che è ferita. Ditemi qualcosa, sto impazzendo. Sono stata all’ospedale di Corato, poi a quello di Andria, ditemi che sta bene». È qui, signora. L’abbraccio alla fine della lunga ricerca, lamamma e la figlia ferita hanno pianto insieme tra i medici e gli infermieri che le guardavano commossi. Tutti cercano qualcuno, è uno straziante pellegrinaggio tra gli ospedale della zona. Dov’é? È qui? Chi prega e ringrazia il cielo e chi urla con tutta la forza che ha.Manmano che i familiari delle vittime arrivano all’ospedale di Barletta, vengono accompagnati in direzione generale dove è stata allestita una stanza per loro. Ci sono medici e psicologi che stanno accanto ai parenti e ai ricoverati. 

«Calpestando i cadaveri ho tirato fuori mio marito»
«Quel rumore, non lo dimenticheròmai. E poi il buio, i lamenti. Le grida, tante grida. Riesco ad alzarmi, comincio a camminare,mi accorgo che sotto dime ci sono dei cadaveri. Li pesto, vado avanti. Cerco Matteo, mio marito. Urlo il suo nome, ma lui non mi sente. Poi riesco a trovarlo: è incastrato nelle lamiere. Scavo con le mani, cerco di togliergli di dosso quei pezzi di ferro. Alla fine ci riesco, non so neanche io come, e attraverso un buco del treno lo porto fuori. Restiamo lì, abbracciati. Poi qualcuno ci separa e ci porta in ospedale. L’ho rivisto ora». Giuseppina Rutigliani accarezza lamano di Matteo Mascoli: stanno insieme da 40 anni e ieri mattina stavano andando a Corato all’istituto dove è ricoverato il loro figlio disabile. Dovevano pagare la retta. Ora invece sono ricoverati all’ospedale Bonomo di Andria, assieme ad altri 26 sopravvissuti dello “Scontro”. 

Il piccolo Samuele, 6 anni salvato con i cartoni animati
Piangeva, il piccoli Samuele di 6 anni appena, con le lamiere che gli comprimevano il petto e anche il pianto era un dolore in più. Aveva tantomale, tanta paura e cercava la nonna con con cui era in vacanza in Puglia. Tornavano da una gita a Bari. Non potevamuoversi incastrato tra i rottami del treno. «Tranquillo, non avere paura. Adesso ti tiriamo fuori noi», i soccorritori gli parlano con calma e con dolcezza anche se non c’è un attimo da perdere e le mani si muovono con ansia tra i sedili accartocciati.Ma Samuele continua a piangere. «Guarda qui», una delle persone che cercano di salvarlo gli mostra i cartoni animati sul telefonino. E mentre il bimbo con gli occhi pieni di lacrime si distrae con il cellulare, i soccorritori muovono le lamiere piano piano. Gli “angeli” sono scesi dal Drago 52, l’elicottero dei vigili del fuoco intervenuto sul luogo dell’incidente. Appena a terra hanno sentito le urla di un bimbo che si trovava dietro un sedile con un pezzo di lamiera che gli comprimeva il petto. Samuele è stato tirato fuori dai rottami, caricato sull’elicottero e portato in ospedale. Samuele è in un lettino del reparto pediatria con schegge di vetro nel corpo.«Gliele stanno ancora togliendo» dicono imedici che cercano in tutti i modi di proteggere questo cucciolo.

Il contadino sull’albero decapitato dalle lamiere 
Era arrampicato su un albero, lì vicino alle rotaie, Giuseppe Acquaviva. La sua campagna sfiora la ferrovia, al rumore dei treni che passano non ci faceva più caso. Perché la sua morte è pura follia, un maledetto sbaglio. Ieri mattina stava tagliando i rami, non ha fatto in tempo a voltarsi al boato dei due convogli che si schiantavano. Le lamiere lo hanno investito, i pezzi dei convogli gli sono arrivati addosso come schegge impazzite. Il contadino èmorto, la stessa fine dei pendolari e dei passeggeri, lui che sul treno non c’era e non stava andando da nessuna parte. Era lì, a tagliare i rami. L’unica vittima del disastro ferroviario che non è stata recuperata tra i rottami dei convogli. L’hanno trovato sotto il suo albero. «Non aveva alcun segno sul corpo - raccontano imedici del Bonomo - solo un buco impressionante in testa. Non c’era nulla da fare». Adesso quella campagna è un cimitero, solo sangue e lamiere sparse ovunque. Tranne che inserire il nome di Giuseppe nella lista dei morti del treno. 

Incinta all’ottavo mese: «Aiutata dagli studenti»
«Mi sono sentita spingere avanti, è successo tutto così velocemente e non ho capito granché.

Sono stata salvata dai ragazzi che erano sul treno». Lo racconta una donna, all’ottavo mese di gravidanza, che era a bordo di uno dei due treni che si sono scontrati in Puglia, provocando lamorte e il ferimento di numerose persone. Il racconto è pubblicato sul sito del “Corriere delMezzogiorno”, ma l’intervista tv è anche diffusa dall’Ansa. La donna è stata intervistata subito dopo l’incidente, nella campagna dove i superstiti si sono raccolti e mentre i soccorsi procedono freneticamente. «Ho visto mia madre a terra,mio padre e mia sorella avvolti nel sangue. I ragazzi che stavano sul treno ci hanno aiutati a scendere e a metterci in salvo. Sono incinta all’ottavo mese, non riesco a credere a quello che è successo. Non so, non so...» continua a ripetere con la voce ancora rotta dalla paura. 

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