Strage in Puglia, il racconto del soccorritore: «Vivo tra i corpi mutilati, mi guidavano i pianti»

Strage in Puglia, il racconto del soccorritore: «Vivo tra i corpi mutilati, mi guidavano i pianti»
di Pietro Treccagnoli
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 12:08

ANDRIA Il rumore incessante delle pale degli elicotteri ha riempito le campagne tra Andria e Corato fino al tramonto del sole, nella giornata più torrida e feroce della Puglia. Andavano e venivano, staccandosi dal terreno scuro e sassoso tra gli ulivi, le viti di uva ancora acerba e i muri bassi a delimitare le proprietà. In questa contrada senza nome la morte ha falciato almeno ventitré persone, nello scontro tra due treni della ferrovia della Bari Nord. Vagoni accartocciati lungo il singolo binario che attraversa luoghi lontani da tutto e vicini al nulla.

VAGONI AFFOLLATI
Polizia, carabinieri, forestale, finanza, ambulanze e tende da campo hanno disegnato uno scenario cupo in un mezzogiorno di fuoco e di lamiere contorte. Alle 11 sul treno viaggiavano in tanti. Tra Barletta e Bari in una linea che è quasi una piccola metropolitana che in poco più di un'ora collega due province. A bordo c'erano molti pendolari abituali. Non era un orario per lavoratori, piuttosto di universitari. Ma pur sempre orario di punta. «Sono vagoni sempre affollati» ha spiegato Andrea, uno dei tanti curiosi che hanno attraversato i campi dalla statale 213 fino ai binari transennati con strisce rosse e bianche. «Potevo esserci io, prendo spesso questo treno».
A bordo dei due treni della morte viaggiavano numerosi bambini, molti si sono messi in salvo da soli, scendendo dalle vetture, come anche tanti passeggeri adulti, soprattutto quelli degli ultimi vagoni che sono rimasti per lo più intatti nonostante il terribile impatto.

RAGAZZI AL RIPARO
«Quando sono arrivato sul posto - racconta Felice Gammariello, un diciannovenne volontario della Protezione civile - ho visto persone che uscivano da sole. C'erano diversi minorenni che si erano messi al riparo nella campagna adiacente ai binari. Per quello che ho visto la maggior parte avevano delle ferite alle gambe o fratture».
Poco lontano, un altro ragazzo, Gabriele, a ottobre compirà 18 anni. Cerca notizie della cognata, Pasqua Carmineo, 33 anni, impiegata in un centro estetico. «Doveva partire alle 12, come fa di solito. Ma si era anticipata» racconta trattenendo l'ansia. «Non abbiamo sue notizie. Abbiamo telefonato agli ospedali, ma non è da nessuna parte. La lista completa dei morti non è ancora nota e in quella dei feriti non c'è».

I GUANTI LACERATI
Un agente di polizia, che è stato tra i primi ad arrivare, orientandosi a fatica tra i sentieri di terra battuta, ma con un orecchio speciale per i lamenti e il dolore, ha gli occhi ancora abbagliati dalle scene di sangue e lacrime che l'hanno ferito nell'animo: «Era una scena spaventosa, allucinante». Ha la divisa impolverata e i guanti lacerati perché ha scavato tra i detriti. «I morti? Certo che li ho visti. Ma ho visto e sentito chi chiedeva aiuto dai vagoni devastati e mi sono dato subito da fare. Chiedevano aiuto, piangevano. Un inferno. Le ore più brutte della mia vita».
Era anche il treno degli universitari. «In tanti stavano forse andando a sostenere gli ultimi esami di luglio» immagina Francesco, anche lui studente. «La maggioranza di solito è composta da ragazzi di Corato e di Ruvo».
All'ombra di un ulivo nodoso c'è un uomo anziano seduto con la testa fasciata. «Non riesco a ricordare». Lo aiuta la moglie, ancora sotto choc, ma senza grosse ferite. È lei che lo incoraggia a mettere insieme i pensieri. «L'ho tirato fuori per i piedi. Se non c'ero io, se non c'ero io...».
Un altro passeggero che si trattiene sul luogo, è solo ferito a una gamba, ripete come un mantra, un sussurro che tormenta soprattutto sé stesso: «Ho visto l'inferno, ho visto l'inferno. Io vivo tra quei corpi mutilati». Stava ascoltando la musica con gli auricolari. Lo hanno liberato dopo cinque minuti. Più complicato tirar fuori il piccolo Samuele di sei anni. Era incastrato tra le lamiere, ma vigile, attentissimo, ma in preda a un pianto a dirotto. I soccorritori per rassicurarlo mentre lavoravano senza sosta per liberarlo - è stata necessaria almeno mezz'ora - gli hanno passato uno smartphone sintonizzato sul suo cartone preferito. Non è grave. Forse era accompagnato dai nonni, perché ha continuato a chiedere notizie su di loro.

SCENE STRAZIANTI
Scene strazianti in tre degli ospedali della zona. «Dov'è? Fatemela vedere» grida una donna arrivata di corsa all'ospedale di Barletta in cerca della figlia. Sapeva che era nel treno della morte e l'angoscia era intollerabile. «So che è ferita» ripete e nient'altro. Poi ancora: «Dove sta? Dove sta? Sono stata all'ospedale di Corato e poi ad Andria. Ditemi che sta bene». L'ha ritrovata solo nel pomeriggio e l'ha stretta in un abbraccio interminabile.
Una donna incinta all'ottavo mese s'è salvata, ma è sotto choc. Ha visto la madre, il padre e la sorella pieni di sangue: «Sono sopravvissuta per miracolo. Mi sono sentita spingere in avanti. Mi hanno salvato dei ragazzi». 

PULITI E IN ORARIO
«Per noi che ci viaggiamo tutti i giorni, questa cosa è assurda, assurda» ripete Benedetto, 48 anni, di Andria. Quei treni li conosce bene e spiega come sono migliorati nel tempo e ora sono generalmente puliti e in orario: «Fino a una decina di anni fa era una linea davvero molto arretrata. Ora si sta cercando di raddoppiare i binari, di cambiare le vetture. Dal punto di vista tecnologico non lo so, ma di certo il passaggio non è immediato e oggi si è visto».
La disperazione maggiore chiama e dall'altra parte il telefonino tace, nessun suono. Un silenzio che somiglia alla morte.