Processo Ruby, difesa Berlusconi: «Attenuanti perché ex premier». Il legale di Mora: «Ad Arcore squallore ma non reati»

Ruby
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Martedì 14 Gennaio 2014, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 12:47
MILANO - Le serate nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi potevano presentare numerosi aspetti di immoralit e squallore ma erano solo «la base e l'occasione di tutta una fase di conoscenza reciproca e di creazione di vincoli di simpatia o empatia fra le parti in gioco». È un passaggio dell'atto, firmato dagli avvocati Maris e Avanzi, con cui Lele Mora chiede ai giudici d'appello di assolverlo dai reati di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile per il caso Ruby, per cui è stato condannato a 7 anni. Analoga richiesta è stata avanzata ieri dai difensori di Emilio Fede.



Il ricorso dei legali di Berlusconi. «Per il ruolo pubblico rivestito per quasi un ventennio come presidente del Consiglio in quattro governi e come personaggio politico di spicco» Silvio Berlusconi merita quantomeno le attenuanti generiche. È quanto si legge nel ricorso in appello presentato dal Cavaliere, imputato a Milano per il caso Ruby, contro la sentenza con cui lo scorso giugno è stato condannato dal tribunale a sette anni di carcere. Nei motivi di appello, oltre 400 pagine depositate il 2 gennaio nella cancelleria penale del tribunale di Padova, e ora trasmesse a Milano, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, in un passaggio hanno voluto sottolineare che la carica più volte ricoperta dall'attuale leader di Forza Italia, assieme all'«età dell'imputato, che ha compiuto 77 anni (...), sono tutte circostanze di altissimo pregio ai fini sia della quantificazione della pena finale sia della concessione delle circostanze attenuanti generiche».



I soldi. «Non vi alcuna prova agli atti che» Ruby «sia stata destinataria di ingenti somme di denaro, salve quelle accertate nel processo con causale di mera liberalità a titolo di aiuto economico a un soggetto in difficoltà». È un altro passaggio del ricorso in appello presentato da Silvio Berlusconi, imputato per il caso Ruby, contro la sentenza con cui lo scorso giugno il tribunale lo ha condannato a 7 anni di carcere. Nei motivi di appello non si nega che il cavaliere abbia versato soldi alla giovane marocchina ma «non certo per 'comprare la testè, nemmeno con la ipotizzata ma non provata promessa di ricompensa per fare la pazza». Gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori dell'ex premier, hanno inoltre sottolineato che nell'ormai noto 'misteriosò incontro, datato 6 ottobre 2010, tra l'avvocato Luca Giuliante e la giovane marocchina (quella sera accompagnata dal suo attuale compagno Luca Risso) «non risulta affatto nè per prova diretta nè per prova indiretta che l'imputato si sia attivato per attuare il supposto inquinamento delle prove».
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