Priebke, Marino: «Ordinanza del prefetto, no alla sepoltura a Roma»

Priebke, Marino: «Ordinanza del prefetto, no alla sepoltura a Roma»
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Giovedì 17 Ottobre 2013, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 19:55
Ho appena ricevuto l'ordinanza del prefetto di Roma con la quale ordina il divieto di tumulazione della salma di Priebke all'interno del territorio della provincia di Roma». Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio marino durante l'assemblea capitolina sulla Shoah.



Nell'ordinanza, riferisce il sindaco, si tiene conto «dei violenti scontri del 15 ottobre scorso davanti all'ingresso della chiesa di San Pio X di Abano Laziale» e che hanno portato alla necessità di allontanare la salma per «evitare ulteriori iniziative da parte di appartenenti a movimenti di estrema destra».

Inoltre, «la risonanza mediatica dell'evento e le conseguenti reazioni contrapposte, non consentono di escludere che qualsiasi iniziativa o luogo scelto per la sepoltura possa creare momenti di grave tensione».



Per il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, la tumulazione della salma di Priebke nel territorio della provincia di Roma creerebbe «turbative e gravi ripercussioni per l'incolumità delle persone e dell'ordine pubblico». Infatti, nell'ordinanza si spiega che «la situazione creatasi rende inevitabile vietare la tumulazione della salma al fine di scongiurare il pericolo, altamente probabile, della presenza di contrapposte e violente fazioni nel luogo di sepoltura nel corso della cerimonia di tumulazione e in futuro».



La salma
«è stata sequestrata: i familiari intendono denunciare questo fatto, ma soprattutto vogliono sapere dove è e che venga loro restituita», sostiene intanto l'avvocato Paolo Giachini, spiegando che il figlio di Priebke gli ha rinnovato il mandato chiedendogli di rivolgersi alle autorità per avere certezze sulla salma.



Il feretro si troverebbe ancora nella base militare di Pratica di Mare, dove è stato portato due notti fa dopo il mancato funerale ad Albano Laziale. Intanto l''ambasciata tedesca a Roma conferma i contatti con il legale di Erich Priebke. «Confermiamo che l'avvocato di Erich Priebke ha avuto questa mattina contatti con l'ambasciata». A dirlo è Karin Stoll, responsabile per i rapporti con la stampa dell'ambasciata di Germania a Roma. «Il portavoce del ministero degli Affari esteri della Germania - prosegue - ha detto chiaramente che è una questione prettamente familiare. Sono loro che devono organizzare il trasferimento e che, al tempo stesso, non conosce nessuna legge che impedisca un'eventuale trasferimento di Priebke in Germania qualora la famiglia lo volesse e avesse un posto dove seppellirlo».



La presidenza del Consiglio intanto precisa che i servizi di informazione per la sicurezza della Repubblica non sono mai stati interessati del caso Priebke.



I funerali di Priebke sono stati celebrati presso la Fraternità San Pio X ad Albano Laziale. Lo conferma all'agenzia Ansa un portavoce di don Pierpaolo Petrucci, superiore della Fraternità lefebvriana. «La liturgia è stata celebrata - spiega la San Pio X -. Priebke è morto da cattolico e da pentito. Abbiamo trovato anche i documenti. Ha ricevuto il sacramento della penitenza. Si è pentito pubblicamente davanti a Dio e agli uomini, quindi è morto da cristiano e aveva diritto ad avere i funerali».



«Il signore non c'è, è fuori città»: quasi una settimana dopo la morte di Priebke intanto nell'abitazione di uno dei due figli, Jorge, a Bariloche, in Argentina, (l'altro, Ingo, vive negli Usa), la risposta è ormai da giorni sempre la stessa. Sia i media locali sia quelli nazionali di Buenos Aires riprendono anche in queste ore gli ultimi capitoli della vicenda. Ma, a cominciare dal sindaco, la cittadina è comunque decisa a guardare oltre.



«Leggo con attenzione le notizie dall'Italia e da parte mia ribadisco che per noi il caso Priebke è finito»,

afferma per esempio il sindaco Maria Eugenia Martini. «Come vede dal mio cognome, ho sangue

italiano, per la precisione piemontese», sottolinea Martini, che guida il municipio della cittadina della Patagonia dove Priebke e famiglia si trasferirono nel 1954, qualche anno dopo l'arrivo a Buenos Aires in fuga dall'Italia.



«È un criminale di guerra e qui non può tornare, tanto più perchè questo è il posto dove è stato nascosto per anni. La nostra posizione è in piena sintonia con quanto già detto dal governo nazionale», aggiunge il primo cittadino, riprendendo la nota con la quale lo scorso venerdì, qualche ora dopo la morte di Priebke, Buenos Aires respinse «ogni procedimento teso a permettere l'ingresso della salma nel paese».



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