Rogo a Prato, cinque vittime ancora senza nome. La Procura indaga per omicidio e disastro colposo

Rogo a Prato, cinque vittime ancora senza nome. La Procura indaga per omicidio e disastro colposo
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Lunedì 2 Dicembre 2013, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 17:28

A Prato dopo la tragedia il giorno delle indagini.

«In questi minuti stiamo ultimando il lavori e stiamo provvedendo a fare tutti i rilievi del caso». Lo ha detto il comandante dei vigili del fuoco di Prato Vincenzo Bennardo, riferendosi allo spegnimento dell'incendio e alla messa in sicurezza della ditta dove hanno perso la vita sette operai cinesi in via Toscana, a Prato. E' previsto per questo pomeriggio un vertice in procura della repubblica a Prato.

L'inchiesta. Omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di mano d'opera clandestina: sono i reati per i quali la procura di Prato ha aperto un'inchiesta in seguito all'incendio. L'unico corpo identificato e uno dei feriti sono irregolari.

I gestori cinesi della ditta Teresa Moda «non è ancora chiaro chi siano», lo hanno specificato il procuratore capo Piero Tony e il sostituto procuratore Lorenzo Gestri. Ma i due magistrati hanno precisato che «in giornata contiamo che ci saranno degli indagabili».

La lettera del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano sollecita «interventi concertati a livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento» realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico». Così il presidente in una lettera al presidente della Regione Toscana, Rossi.

Ecco il testo. «Indirizzo, suo tramite, ai rappresentanti della comunità cinese e alla città di Prato l'espressione dei miei sentimenti di umana dolorosa partecipazione per le vittime della tragedia del rogo che ha distrutto un opificio cinese, suscitando orrore e compassione in tutti gli italiani. Condivido la necessità da lei posta con forza di un esame sollecito e complessivo della situazione che ha visto via via crescere a Prato un vero e proprio distretto produttivo nel settore delle confezioni, in misura però non trascurabile caratterizzato da violazione delle leggi italiane e dei diritti fondamentali dei lavoratori ivi occupati. Al di là di ogni polemica o di una pur obbiettiva ricognizione delle cause che hanno reso possibile il determinarsi e il permanere di fenomeni abnormi, sollecito - conclude Napolitano nella lettera il cui testo è stato diffuso dal Quirinale - a mia volta un insieme di interventi concertati al livello nazionale, regionale e locale per far emergere da una condizione di insostenibile illegalità e sfruttamento - senza porle irrimediabilmente in crisi - realtà produttive e occupazioni che possono contribuire allo sviluppo economico toscano e italiano».

Il presidente della Regione Il governatore della Toscana Enrico Rossi intervenendo alla trasmissione Agorà ha invitato a Prato il ministro dell'Interno Angelino Alfano «per rendersi conto della situazione che si vive qui. Non deve restare un'ora e andare via, non basta per capire». «Io oggi voglio telefonare al presidente Letta - ha proseguito - poi voglio parlare anche con il ministro degli Interni. Lontano dai riflettori, chiedo la convocazione di una e più riunioni per mettere a punto una strategia che bonifichi questa situazione». «Sullo sfruttamento di quei sette operai che ieri sono morti e di altri, uno sfruttamento brutale a un euro l'ora, vive un'economia che va oltre le dimensioni del Paese. È - spiega Rossi nella trasmissione di Gerardo Greco - un pezzo di realtà cinese, rappresenta un'extraterritorialità conficcata nel cuore dell'Italia e della Toscana». «Bisogna recuperare questa realtà alla legalità con una

pluralità di interventi».

La Cgil accusa «Nessuno può affermare seriamente di non sapere cosa succede a Prato. Nessuno tra le istituzioni, la politica, le stesse forze sociali. Prato rappresenta probabilmente la più grande concentrazione di lavoro nero, ai limite della brutalità e della schiavitù, che esiste in Europa». È Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil, a commentare così la tragedia avvenuta nella cittadina toscana. «Siamo vicini -afferma il leader sindacale- alla comunità cinese, alle famiglie, ai loro cari, alla città».

Questa mattina intanto un'altra ditta di confezioni gestita sempre da cittadini cinesi è stata sequestrata a Prato, nella zona Macrolotto Due, durante un servizio straordinario interforze. All'interno della ditta sono stati identificati 11 cinesi, di cui due risultati irregolari e quindi condotti in Questura. I locali, in precarie condizioni igienico sanitarie, presentavano abusi edilizi mediante l'allestimento, anche soppalcato con pannellature in legno e cartongesso, di 13 angusti piccoli ambienti dormitorio. Al termine degli accertamenti, è scattato il sequestro penale preventivo, ad opera della polizia municipale, dell'intero immobile produttivo, con contestuale sequestro amministrativo di 62 macchine professionali da lavoro, nonchè la rimozione di 4 bombole di gas di uso domestico, utilizzate senza le dovute accortezze di sicurezza. La titolare, assente al momento del controllo, sarà denunciata per favoreggiamento e impiego dell'immigrazione clandestina nonchè per le fattispecie penali connesse agli evidenti abusi edilizi perpetrati sull'immobile, questo di proprietà italiana. Alle operazioni, scattate intorno alle 9 e già da tempo programmate, spiega una nota della Questura, hanno preso parte personale della Divisione di polizia amministrativa, sociale e immigrazione della Questura e della Unità operativa Polizia edilizia e contrasto al degrado urbano della polizia municipale di Prato, operatori appartenenti al Comando provinciale della Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Direzione territoriale del lavoro, Asl, Inail, Inps e all'Asm.

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