PROGETTI E VERIFICHE
Ma chi ha sbagliato sul cavalcavia dell'A14? Nel mirino c'è la ditta a cui sono stati appaltati i lavori, la Delabeh Costruzioni. Una società, conosciuta e apprezzata nel settore, specializzata proprio nel sollevamento dei viadotti. Insomma, ad una prima analisi, pare che in questa circostanza ci sia stato un errore nelle procedure a dare origine al disastro. Per questo Autostrade per l'Italia, la concessionaria della tratta in questione, si costituirà parte lesa, avendo affidato i lavori ad una ditta di comprovata professionalità ed esperienza che, tra l'altro, aveva già realizzato oltre 11 sollevamenti di viadotti sulla stessa arteria, e che aveva la piena responsabilità dell'esecuzione dell'opera.
IL PESO DEGLI ANNI
Non è un mistero che le reti del Paese, non tutte per la verità, siano state costruite negli anni 60-70 e che, tanto per fare un esempio, la vita media di un viadotto, se non viene manutenuto, non supera i 50 anni. Sono dunque centinaia i ponti, le strade e le gallerie da controllare perché il peso degli anni, l'usura, le condizioni climatiche, impongono verifiche adeguate. Non soltanto legate all'aumento dei volumi del traffico. Dall'Aiscat, l'Associazione che raggruppa i concessionari autostradali privati, viene l'invito a non lasciarsi prender dal panico. «Quello che è accaduto non doveva accadere. Ed è un fatto unico, isolato, un incidente terrificante che non c'entra con la manutenzione - spiega al Messaggero il direttore generale Massimo Schintu. «Sulle reti dei concessionari privati - aggiunge - le spese per la manutenzione ammontano in media a 700 milioni di euro ogni anno e non sono mai diminuite, sono sempre state la priorità». Anche Autostrade per l'Italia precisa che quanto accaduto sul cavalcavia dell'A14 è solo «un tragico incidente non prevedibile». E che tutti i cavalcavia della propria rete sono costantemente monitorati e controllati. Certo a pesare sull'obsolescenza delle reti infrastrutturali, magari quelle piccole o piccolissime, ci sono anche tanti anni di stop agli investimenti pubblici e di incuria degli amministratori.
FONDI BLOCCATI
Anche dal Ministero dei Trasporti invitano a non drammatizzare. Dopo l'incidente di Lecco - si spiega - abbiamo chiesto a tutte le concessionarie, pubbliche e private, di aumentare i controlli. Ma contro la burocrazia c'è ben poco da fare. Anzi nulla. E' il caso, davvero emblematico, del contratto di programma tra Anas e ministero dell'Economia. Contratto fermo al palo a causa di un braccio di ferro tra Tesoro e Trasporti. Un tira e molla che blocca di fatto oltre 2,5 miliardi stanziati dal governo a favore dell'Anas proprio per la manutenzione. Soldi destinati dalla Finanziaria 2016 per mettere in sicurezza viadotti, ponti, strade e gallerie. E che invece restano fermi nel cassetto, prigionieri dei veti incrociati e di procedure bizantine. Previsto proprio dalla legge di Stabilità, il nuovo accordo quadro, quello che prevede il corrispettivo per i lavori svolti e l'autonomia finanziaria, non riesce a decollare nonostante le pressioni di Palazzo Chigi. Peccato perché senza il via libera fermi al palo ci sono complessivamente 6,6 miliardi di investimenti e interventi di modernizzazione o ristrutturazione per oltre 70 arterie.