Pompei choc, trafugato l'affresco di Artemide dalla Casa di Nettuno

Uno dei crolli a Pompei
di Susy Malafronte
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Martedì 18 Marzo 2014, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 12:30
Il famoso rosso pompeiano si tinge di giallo: scomparso l’affresco della dea Artemide dalla domus di Nettuno. Scattate le indagini per ritrovare lo stucco affrescato. La scoperta della sparizione, fatta da uno degli addetti alla sorveglianza del sito archeologico, risale a una settimana fa. Solo ieri, però, la notizia è trapelata. Non si conosce la data certa del furto. Può risalire a settimane fa, addirittura a mesi. L’ambiente è fuori dal circuito di visita e non sempre i custodi o i tecnici entrano nelle domus chiuse.



Le telecamere Le telecamere del sistema di videosorveglianza non coprono la via Consolare, l’area tra Porta Ercolano e via delle Terme in cui si è avvenuto il furto. Difficile, dunque, vedere il volto del colpevole, o dei colpevoli, dalle immagini registrate. In un primo momento si è pensato che la parte mancante dell’affresco di Artemide potesse essere nel laboratorio di restauro della soprintendenza, vista l’accurata tecnica utilizzata per staccarlo dalla parete. E’ partita la ricerca interna, ma gli investigatori non hanno trovato alcun riscontro in tal senso. Anche perché la casa di Nettuno non è interessata da lavori di restauro. Dunque, Artemide è stata trafugata da mani esterne e non si trova in alcun luogo o laboratorio della soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia.

Si cerca allora nel campo del mercato nero delle opere d’arte. Il colpevole sarà un turista appassionato di restauro? Oppure un mercante di opere rubate? Furto su commissione oppure la voglia di un souvenir a tutti i costi? Non si esclude l’ipotesi che l’affresco sia stato asportato nell’orario di visita.



Ad avvalorare tale tesi investigativa è il fatto che il sistema di videosorveglianza non ha rilevato alcuna violazione notturna del perimetro esterno del sito archeologico. Il ladro esperto, dunque, sarà entrato dall’ingresso principale acquistando addirittura il biglietto. In tal caso si accenderebbero le polemiche sul servizio bagagliaio: esiste un regolamento interno alla soprintendenza che “vieta ai turisti l’ingresso con borse e zaini”. Tale servizio, gratuito, è ormai diventato facoltativo. Polemiche sollevate, anche, sulla carenza di custodi. “La città archeologica – spiega un decano dei custodi - si estende su una superficie di 782.583 di metri quadrati. Gli addetti alla vigilanza impiegati per il controllo sono 138 ripartiti in 5 turni: mattina, sera, notte, smontante e riposo. In rapporto all’estensione della superficie da vigilare occorrerebbero 372 custodi.



I custodi Negli ultimi dieci anni, tra pensionamenti e decessi, il numero degli addetti alla vigilanza è diminuito di 120 unità. Con il blocco del turn-over non ci sono state assunzioni. Con più custodi, probabilmente, qualcuno si sarebbe accorto della violazione di una zona interdetta al pubblico. Sulla città sepolta, giorno e notte, sono puntate 180 telecamere, posizionate lungo il perimetro esterno e in alcuni punti interni. Cento rilevatori antintrusione a raggi infrarossi sono pronti a far scattare l’allarme in caso di intrusione.



Tutte le immagini criptate e le segnalazioni afferenti alla sicurezza anticrimine, anti-intrusione, e antincendio degli scavi confluiscono in una sala regia collegata on-line con la centrale operativa della polizia. Tutto questo, evidentemente, non basta a garantire la sicurezza dei tesori dell’antica città sepolta. Intanto si attende la spesa di sei milioni di euro, già finanziati tra fondi del “Grande Progetto Pompei” e del piano “Sicurezza per lo Sviluppo-Obiettivo Convergenza 2007-2013” per il potenziamento dell’impianto di videosorveglianza.
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