Pompei, dalla lava emerge a sorpresa l'ultimo fuggiasco

Pompei, dalla lava emerge a sorpresa l'ultimo fuggiasco
di Laura Larcan
4 Minuti di Lettura
Venerdì 1 Giugno 2018, 13:20
Sono le prime ore dell'alba del 25 agosto del 79 d.C. È buio, l'aria è satura di gas emesso dalla nube tossica. Un uomo di 35 anni si muove con difficoltà: è claudicante, soffre di una tubercolosi ossea. Cerca la salvezza: era rimasto chiuso a casa terrorizzato, ma quando la pioggia di lapilli sembra rallentare, spera nel momento propizio per scappare. Scavalca il balcone della sua casa, corre per qualche metro sopra cumuli di lapilli lasciandosi il Vesuvio alle spalle, ma all'incrocio di due strade viene sopraffatto dal fragore improvviso dei flussi piroclastici. Si gira in direzione del vulcano e resta travolto. «Viene schiantato a terra sulle spalle, resta ucciso per choc pirotermico, ma non solo: dobbiamo immaginare che il flusso faccia crollare i primi piani delle case tutte intorno a lui e un grosso blocco di pietra, uno stipite, collassa sulla parte alta del petto, decapitandolo». Massimo Osanna, direttore di Pompei, parla con l'emozione nella voce. Dallo scavo della Regio V, la porzione mai indagata della città vesuviana, che solo dieci giorni fa aveva regalato la meraviglia del vicolo dei balconi, riaffiora ora lo scheletro dell'ultimo fuggitivo, decapitato da un masso di 300 chili. I dati appena raccolti sono caldi: li sta analizzando l'équipe di Osanna, tra vulcanologi, antropologi, paleobotanici, architetti, ingegneri: «Siamo di fronte ad una scoperta eccezionale - dice Osanna - non perché sia la prima vittima trovata di Pompei, ne sono state trovate tantissime altre; ma è la prima che riusciamo a documentare in modo accurato, con uno scavo stratigrafico talmente preciso da farci veramente rivivere i momenti drammatici in cui gli abitanti della città sono stati travolti dal flusso piroclastico e sono stati uccisi dalla nube ardente che arrivava dal Vesuvio».

DINAMICA
Le prove archeologiche sono in grado di ricostruire la dinamica nel dettaglio: l'uomo, infatti, è stato rinvenuto all'incrocio tra il vicolo cosiddetto dei Balconi, e quello della domus delle Nozze d'argento che era stato già scavato nell'800: proprio nel punto in cui le due strade si incrociano ad angolo retto spicca intatto un accumulo di flusso piroclastico cioè di cenere indurita. Cosa stava accedendo in quel momento? Per tutto il pomeriggio e le prime ore della notte del 24 agosto la pioggia di lapilli aveva riempito le strade per due metri e mezzo di ceneri. «Questo vuol dire che chi stava scappando in quel momento lo faceva uscendo in tutta fretta dai piani alti delle case, quindi dai balconi che abbiamo intercettato, e correva su metri di lapilli già accumulatisi», precisa Osanna. La situazione è tragica: sono ormai le prime ore del 25 agosto, chi era rimasto in casa, scappa, non sapendo che la pioggia di lapilli precede l'arrivo dei flussi piroclastici. La colonna eruttiva crolla e il vento spinge la nube di 300 gradi sulla città, trascinando dentro di se' materiale vulcanico ma anche tutto ciò che trova: alberi e crolli di edifici.

«Noi abbiamo trovato di tutto negli strati: anfore, tegole, pezzi di muro», conferma Osanna. Con uno sforzo di fantasia si può immaginare la nube che sovrasta Pompei e travolge tutti quelli che erano per strada. «Il nostro uomo vive una situazione ancora più drammatica: il personaggio, ha 35 anni ed è claudicante: l'esame ha svelato un rigonfiamento della tibia, probabilmente per tubercolosi ossea - precisa Osanna - Deve essere uscito da uno dei balconi, ritrovandosi su un cumulo di lapilli, e ha cominciato a correre verso Sud, in direzione opposta al Vesuvio». All'improvviso, il rumore e frastuono della nube carica dell'ultimo flusso piroclastico. «Quindi si gira in direzione del vulcano e viene travolto - continua Osanna nella ricostruzione delle ultime ore del dramma - Infatti non abbiamo trovato la testa che deve essere stata staccata di netto dal masso. Per questo stiamo allargando gli scavi per cercare di recuperare tutti gli elementi dello scheletro». Il progetto è di mettere in campo tutte le analisi molecolari per decifrare patologie e status dell'uomo: chi era, che lavoro faceva. Le analisi del Dna hanno l'obiettivo di ricostruire la fisionomia della vittima. La prossima tappa, dunque, si svolgerà in laboratorio. Ma le sorprese non finiscono. Un dato interessante che in queste ore stanno decifrando gli studiosi riguarda anche un dettaglio particolare: l'uomo aveva una borsetta in cuoio, che ha lasciato tracce di materiale organico sul petto. Dentro c'erano molte monete. «È un lavoro delicato - confessa Osanna - sono tutte incastonate tra le costole dell'uomo. Ma a breve le recupereremo».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA