A renderlo noto è il consigliere comunale di M5S, Massimiliano Di Pillo. Il fatto risale all'8 dicembre 2011, ma fu portato all'attenzione dell'opinione pubblica nell'aprile 2013. La Procura di Pescara inviò i carabinieri nella redazione con un decreto di sequestro redazionale e domiciliare per il giornalista che aveva condotto l'inchiesta, facendo insorgere l'Ordine dei Giornalisti e la Fnsi. Archiviata, in base al regio decreto 1907, l'inchiesta della Procura sulla restituzione dell'auto; assolto uno dei tre vigili, Angelo Volpe, nell'ambito di un'altra inchiesta, questa volta per l'ipotesi di reato di rivelazione di segreto d'ufficio.
«Un esempio nazionale - commenta Massimiliano Di Pillo -: il M5S ha sempre sostenuto le ragioni degli agenti che solo per aver fatto correttamente il proprio dovere si sono dovuti difendere da ingiustizie dentro e fuori il luogo di lavoro.
Chi denuncia deve sempre essere sostenuto. Tante volte è proprio la paura delle ritorsioni che blocca alcuni uomini onesti a denunciare un illecito di cui sono testimoni o vittime, un riconoscimento come questo a livello nazionale è una vittoria non solo dei protagonisti di questa vicenda, ma anche di tutte le persone che non si girano dall'altra parte e che credono ancora nel senso di legalità». «Oggi - ricorda Di Pillo - la vicenda si è conclusa dopo un ricorso al giudice del lavoro, con una condanna per l'amministrazione comunale di Pescara a risarcire i tre vigili urbani non solo dello stipendio non corrisposto, ma anche degli interessi maturati per tutto il periodo della stessa punizione».
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