Pedofilia, i giudici: il carcere da solo non basta, uomo si curi

Pedofilia, i giudici: il carcere da solo non basta, uomo si curi
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Martedì 3 Aprile 2018, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 15:03
Non sono serviti a nulla, dal punto di vista della «risocializzazione», quei quasi tre anni trascorsi in carcere ad un pedofilo, arrestato 14 anni fa per abusi su una bimba e che, una volta uscito, è tornato a colpire. Ora da due anni è di nuovo in cella, ma resta comunque «pericoloso per l'integrità sessuale dei minorenni» ed è per questo che il Tribunale di Milano ha deciso, anche grazie al suo consenso, di ordinare, oltre alle classiche misure di prevenzione, che si sottoponga da subito ad un programma di cure. Terapie che verranno delineate dal Cipm, il Centro italiano per la promozione della mediazione guidato dal criminologo Paolo Giulini. Il carcere - ha stabilito la Sezione misure di prevenzione presieduta da Fabio Roia con un provvedimento innovativo (il primo di questo genere a Milano) - «sul piano rieducativo» non ha prodotto alcun «effetto» e tenuto conto della «sistematica ricaduta nel comportamento illecito», connessa ad «un disturbo della sessualità non controllabile», il detenuto dovrà seguire un percorso «clinico-terapeutico» per limitare le «pulsioni sessuali».

Da qui la «ingiunzione terapeutica» dei giudici (Roia-Tallarida-Pontani) disposta a seguito del «consenso» manifestato dall'uomo, rinchiuso nel carcere di Pavia, difeso dal legale Attilio Villa e anche affetto da un «ritardo mentale». Nel decreto il Tribunale ricostruisce la vicenda giudiziaria del 52enne, «caratterizzata da continue e sistematiche forme di aggressione sessuale». Del 2016 l'ultimo episodio: violentò una bimba di 5 anni e l'indagine mise in luce che nel 2009 aveva già abusato di una piccola di due anni.

Fu arrestato, dunque, per la seconda volta nell'aprile di due anni fa ed è ancora detenuto, già condannato a 4 anni e 4 mesi. Il primo arresto, invece, risale al 2004 per violenze nei confronti di una bambina che aveva meno di 9 anni. Per quel fatto era stato condannato a 3 anni e 8 mesi e una perizia aveva descritto il suo «patologico discontrollo degli impulsi sessuali». Oltre alle tipiche misure di prevenzione, come l'applicazione, una volta che sarà uscito dal carcere, della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni e il divieto di frequentare asili, scuole, parchi, i giudici hanno valutato come necessario per il pedofilo un trattamento che «lo porti, attraverso indicazioni di tipo clinico-terapeutico realizzate dagli esperti, a prendere coscienza del forte disvalore delle condotte violente in una prospettiva di contenimento degli impulsi sessuali».

I metodi li stabilirà l'equipe del professor Giulini, data la «particolare competenza» in materia di 'sex offender'.
Nel frattempo, è arrivato il commento alla decisione dei giudici del leader della Lega Matteo Salvini: «Certe persone (pedofili e stupratori) vanno messe in condizione, per legge, di non fare più male a nessuno. Punto». E anche quello di un altro esponente del Carroccio, Roberto Calderoli: «Auspico che il Parlamento, nel momento in cui entrerà nel pieno del funzionamento, si impegni subito a discutere e votare la mia proposta di legge per introdurre la castrazione chimica».
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