Pazienti "ingessati" con il cartone a Reggio Calabria, i medici: «Non l'abbiamo messo noi»

Pazienti "ingessati" con il cartone, i medici: «A Reggio Calabria come in tempo di guerra»
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Martedì 31 Luglio 2018, 13:03 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 13:40

«Nessun utilizzo di stecche di cartone per immobilizzare fratture. Il paziente è arrivato in pronto soccorso già con la stabilizzazione di cartone e noi non l'abbiamo tolta solo per evitare di perdere tempo e per fare subito una radiografia allo scopo di prevenire eventuali complicazioni». 

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E' toccato ad Angelo Ianni, primario del Pronto soccorso del grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, provare a smontare l'episodio, con tanto di foto diffuse sul web, che ha fatto deflagrare il caso delle «ingessature di cartone» che sarebbero state applicate dai sanitari reggini ad alcuni pazienti con fratture. Il responsabile del Pronto soccorso, finito nell'occhio del ciclone mediatico per la vicenda delle ingessature «artigianali», ha parlato di un solo caso mentre di un secondo ha riferito la Direzione aziendale aggiungendo che sono in corso altre verifiche. Tesi non condivisa dal sindacato aziendale Anaao-Assomed, secondo cui i casi documentabili sarebbero quattro. Una situazione che ha spinto il ministro della Salute Giulia Grillo ad inviare nel nosocomio della più popolosa città calabrese i carabinieri del Nas. «Quello che è accaduto al pronto soccorso del grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria, dove pazienti con fratture sarebbero stati curati con fasciature di fortuna e cartoni - ha detto il ministro - è di una gravità estrema. Nessuno intende sottovalutare le oggettive difficoltà in cui gli operatori svolgono la loro attività, ma quanto accaduto, se confermato, è frutto di evidenti ed ingiustificabili carenze organizzative. Faremo emergere le responsabilità e se ciò fosse vero effettivamente sarebbe un'ennesima brutta figura». Al termine di una riunione della Direzione aziendale convocata in tutta fretta, il direttore generale Frank Benedetto non si è tirato indietro. «Stiamo facendo le opportune verifiche», ha spiegato, aggiungendo di avere «subito avviato un'indagine interna». Oltre al caso del paziente con le stecche «fai da te», ora ricoverato in ortopedia, il manager ha parlato di «una signora arrivata in pronto soccorso con un tutore che non era adatto agli esami radiografici. La paziente è stata immobilizzata solo per il tempo necessario all'esame con del cartone, rimosso subito dopo». Posizioni che non si conciliano con quanto ha sostenuto il segretario nazionale del sindacato Anaao Assomed, Carlo Palermo, che ha parlato di «ospedale da campo in tempo di guerra», indicando la vicenda come «l'esempio del risparmio elevato a sistema, l'arte di arrangiarsi a pratica terapeutica». Un giudizio negativo che ha trovato concordi parlamentari, sindacati e associazioni di consumatori. La polemica non ha risparmiato il reparto di ortopedia del nosocomio reggino che, secondo quanto ha sostenuto il segretario del sindacato aziendale Anaao Assomed, Gialuigi Scaffidi «chiude alle 20». «Non è vero - ha ribattuto il primario Gaetano Topa - è una falsità messa in giro ad arte per costruire il caso dei gessi di cartone».

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