Omicidio Pasolini, Pelosi: «Lo uccisero in due». Trovate nuove tracce di dna

Omicidio Pasolini, Pelosi: «Lo uccisero in due». Trovate nuove tracce di dna
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Lunedì 1 Dicembre 2014, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 09:39
A quarant'anni dall'omicidio di Pier Paolo Pasolini un'indagine della Procura di Roma potrebbe riscrivere la verità su quanto avvenuto la notte del 2 novembre 1974 all'idroscalo di Ostia.

I nuovi strumenti investigativi e le «verità» di Pino Pelosi, l'uomo che per questa vicenda ha già scontato anni di galera, potrebbero aprire nuovi scenari anche se dagli uffici di piazzale Clodio si predica «calma».



Oggi l'indagine, coordinata dal sostituto Francesco Minisci, ha vissuto una nuova accelerazione con l'interrogatorio di Pino «la Rana». Per quasi due ore l'uomo ha fornito la sua versione dei fatti di quanto accaduto nel 1974. Ma sul fronte delle indagini la delega affidata agli specialisti dei carabinieri ha reso possibile individuare sui reperti, in particolare sugli indumenti indossati dallo stesso scrittore, tracce del dna di almeno tre persone ma al momento il procedimento resta contro ignoti. «Quella notte all'idroscalo c'erano tre automobili, una motocicletta e almeno sei persone, ma non sono in grado di dire chi fossero.



Oltre all'Alfa gt di Pasolini, c'era una Fiat 1300 e un'altra Alfa identica a quella di Pier Paolo - ha raccontato Pelosi al magistrato -. Presumo che sulla motocicletta ci fossero i fratelli Borsellino, perchè li avevo visti seguirci lungo tutto il tragitto dalla stazione Termini ad Ostia, ma non posso esserne certo. Era buio pesto e ho visto solamente i mezzi arrivare sul posto, poi due persone prendere Pasolini e trascinarlo fuori dall'abitacolo e colpirlo con delle mazze. In un primo momento sono riuscito ad allontanarmi, fuggendo. Da dove mi trovavo sentivo Pier Paolo gridare e chiedere aiuto, ma nulla di più».



Nel corso dell'atto istruttorio Pelosi ha ammesso «per la prima volta» di aver «frequentato per alcuni mesi il regista» sostenendo, inoltre, che «Giuseppe Mastini, detto Johnny Lo Zingaro, è completamente estraneo alla vicenda».
Pelosi, già condannato a nove anni e sette mesi di reclusione come unico responsabile dell'omicidio, ha raccontato la storia del furto di alcune pellicole cinematografiche girate dallo stesso autore. Furto che, stando a quanto sostenuto dall'uomo, «sarebbe stato perpetrato dai fratelli Borsellino, all'epoca dei fatti poco più che ragazzi».
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