Più duro il presidente dell'Anpi Roma ( Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) Francesco Polcaro: «Non posso dire che piangerò. È morto un assassino che ha ucciso più persone di un serial killer, che non si è mai pentito di quello che ha fatto e che peraltro ha vissuto una vita lunghissima in parte anche felice. Per moltissimi anni infatti dopo la seconda Guerra Mondiale Priebke è stato padrone di se stesso, ha vissuto una vita normale, in Sud America, arrivando anche a diventare presidente di un'associazione culturale a Bariloche, in Argentina. Ha iniziato a scontare la sua pena da non moltissimo, dopo essere stato estradato in Italia. È naturale che una persona di cento anni muoia e non ho altri commenti da fare. Mi auguro solo che le autorità non permettano che i funerali di questa persona si trasformino in una manifestazione di apologia del nazismo. Per i partigiani resterà sempre un feroce assassino e un nazista».
Gli fa eco il vicepresidente dell'Anpi Roma, Elena Improta: «Mi auguro che questa morte non alimenti rigurgiti neonazisti. Davanti alla morte siamo tutti uguali ma di fronte a quella di un uomo che ha seminato morte occorre fermarsi a riflettere. Auspico che si apra una riflessione per tutti - sottolinea - sulla vera storia del nostro Paese».
Stessa linea anche per Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi: «Rispettiamo la persona di fronte alla morte, ma non possiamo dimenticare le vittime delle Fosse Ardeatine. Erich Priebke è stato un criminale, al servizio di una dittatura sanguinaria».
Dura la reazione di Efraim Zuroff, direttore dell'Ufficio di Gerusalemme del Centro Wiesenthal: «Non ho mai trattato un caso di un nazista che fosse dispiaciuto o mostrasse rimorso per i suoi crimini e Erich Priebke era certamente di quel genere. La gente senza coscienza vive a lungo, e l'età avanzata non deve proteggere chi ha commesso crimini terribili, lo dobbiamo alle loro vittime. La morte di Erich Priebke all'età di 100 anni deve essere un forte monito e ricordarci che molti dei peggiori nazisti vivono in salute fino ad età avanzata e non c'è alcun motivo per ignorarli, semplicemente perché sono nati nel 1917, nel 1920 o nel 1921».
© RIPRODUZIONE RISERVATA