P3 eolico, anche Dell'Utri e Cosentino
indagati per associazione segreta

Dell'Utri e Verdini (Emblema)
5 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Luglio 2010, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:36
ROMA (12 luglio) - Si arricchisce di due nuovi nomi l'inchiesta sull'eolico della Procura di Roma, quella ormai nota come l'inchiesta sulla cosiddetta P3, che nei giorni scorsi ha portato all'arresto di Flavio Carboni: il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, sono infatti indagati per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il nome di Cosentino oggi è stato tirato in ballo anche da un pentito di camorra. Tra gli indagati per violazione della legge Anselmi ci sono anche il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, e l'ex assessore all'Avvocatura della Campania, Ernesto Sica.



Cosentino è indagato per la candidatura, sostenuta dal gruppo di Carboni, alla presidenza della Campania e per la diffamazione ai danni del governatore Stefano Caldoro. Tra gli episodi contestati anche le pressioni sulla Cassazione per anticipare l'udienza in cui doveva essere discusso il ricorso (poi rigettato) contro la misura cautelare emessa nei suoi confronti dai magistrati di Napoli. Pressioni esercitate per conto della presunta associazione segreta da Lombardi nel tentativo di salvare la candidatura di Cosentino alla presidenza della Regione.



A Dell'Utri è contestata la partecipazione alla cena a casa di Verdini del 23 settembre 2009. Riunione a cui, secondo i pm, presero parte anche il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, il magistrato Antonio Martone e il capo degli ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, oltre a Carboni, Lombardi e Martino. I pm stanno effettuando verifiche sul conto degli altri partecipanti alla riunione, al momento non indagati. Dell'Utri sarebbe coinvolto anche nel tentativo di Carboni di accaparrarsi, insieme a una cordata di imprenditori, gli appalti in Sardegna per l'eolico. Il senatore avrebbe partecipato a una serie di riunioni, nel dicembre 2009, con Carboni, Verdini, il governatore sardo Ugo Cappellacci, il presidente dell'Arpa Sardegna, Ignazio Farris, e altri.



Dai provvedimenti di custodia emerge che Carboni, Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi, intendevano avvicinare anche i magistrati di Firenze che indagavano sul G8 e su altri eventi affidati alla Protezione civile. Secondo i magistrati il gruppo utilizzava l'associazione culturale "Centro studi giuridici per l'integrazione europea Diritti e Libertà" di Lombardi come strumento «per acquisire e rafforzare utili conoscenze nell'ambiente della politica e della magistratura». Tra le iniziative (annullate in seguito al fallito intervento di fare accogliere il ricorso elettorale della lista "Per la Lombardia" di Formigoni), «l'invito al convegno milanese programmato per il marzo 2010 (e poi annullato) rivolto ai magistrati della Procura di Firenze dopo l'esecuzione di alcune misure cautelari ad opera di quell'ufficio, nel mese di febbraio 2010, in relazione ad alcune ipotesi di reato che coinvolgevano rappresentanti della pubblica amministrazione, del mondo politico e dell'imprenditoria». Il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, ha precisato che nessun magistrato della sua procura «è stato avvicinato proprio perchè nessuno è andato a quel convegno».



Anm: quadro di inquinamento preoccupante. «Sono vicende che al di là del merito danno un quadro di inquinamento preoccupante e quindi non può che preoccuparci e riproporre in modo forte il tema della questione morale all'interno della magistratura». Così Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati, commenta l'inchiesta della procura di Roma che coinvolge Denis Verdini e Flavio Carboni e dalla quale emergono pressioni per favorire la nomina di determinati magistrati in ruoli delicati o per condizionare i giudici della Consulta sul lodo Alfano.



«Il tema della questione morale - ha detto Palamara - va di pari passo con quello della scelta dei dirigenti che deve essere ancorata come non mai al merito e svincolata da logiche di appartenenza. La magistratura che noi vogliamo non può permettersi di avere al suo interno situazioni di opacità anche quando queste riguardano le nomine di importanti uffici direttivi». Per intervenire bisogna «attivare i meccanismo preposti: Ora c'è un'indagine in corso, bisognerà vedere e valutare il coinvolgimento delle persone e gli organi competenti dovranno accertare con tempestività e rigore quanto è accaduto. Il ruolo dell'Anm deve essere chiaro e netto di presa di distanza da queste situazioni per affermare il modello di un magistrato ispirato ad integrità ed indipendenza e su questa strada non arretreremo di un millimetro perché ci giochiamo il futuro della magistratura».



Chiesto rinvio interrogatorio Cappellacci. Il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci, rappresentato dall'avvocato Guido Manca Bitti, ha presentato la richiesta per rinviare l'interrogatorio in programma domani pomeriggio, giustificata con un impegno professionale dell'avvocato. Il governatore è indagato per corruzione e abuso d'ufficio in relazione alla nomina alla direzione dell'Arpa Sardegna di Ignazio Farris, anch'egli indagato per corruzione. Oggi Pd, Udc e riformatori chiedono le dimissioni di Farris.



Berlusconi: leggerezze ingigantite dai media. Secondo fonti della maggioranza il ragionamento di Berlusconi sull'inchiesta è che qualche leggerezza c'è stata e bisognerà fare chiarezza su quanto successo, ma risulta evidente che la vicenda è stata ingigantita dai media. Il presidente del Consiglio ha commentato solo in privato la vicenda. E il giudizio che ne emerge appare in chiaroscuro: «Berlusconi ritiene che ci sia stata una certa leggerezza da parte di alcuni esponenti del partito sulla quale si dovrà fare chiarezza», riferisco esponenti del Pdl. Resta comunque la consapevolezza, spiega un altro esponente del Pdl, che l'intera vicenda è «figlia dell'ennesimo caos mediatico: è chiaro infatti che il tutto è stato ingigantito dalla stampa».



Il premier a Verdini: vai avanti. Silvio Berlusconi si sarebbe sentito più volte al telefono con il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Nel corso delle telefonate il Cavaliere avrebbe espresso la sua solidarietà a Verdini dicendogli di andare avanti nel suo lavoro. Il tuo ruolo, avrebbe sottolineato il Cavaliere, non è in discussione.



I finiani chiedono le dimissioni di Verdini. L'inchiesta sugli appalti per l'eolico rappresenta un'ennesima complicazione per una maggioranza già lacerata. I finiani insistono sulle dimissioni di Verdini. Insiste sul punto Italo Bocchino scatenando la reazione di molti ex azzurri. «La dichiarazione dell'onorevole Bocchino di essere a conoscenza dei verbali di intercettazioni riguardanti indagini giudiziarie in corso, che secondo lui saranno pubblicate a breve sui mezzi di comunicazione, secondo il mal costume in voga nel nostro Paese, è di una gravità inaudita», attaccano all'unisono Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto a cui il diretto interessato risponde a stretto giro di posta: «Gli amici Bondi e Cicchitto possono star tranquilli che non c'è alcun complotto in giro, né misteri. Quando ho parlato di atti che a mio giudizio porranno un problema di opportunità politica a Berlusconi sul caso Verdini, mi riferivo semplicemente all'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Carboni e soci, documento in possesso di tutte le redazioni dei giornali». Le parole del presidente di Generazione Italia però non convincono Maurizio Lupi, vice presidente della Camera: «Sono perplesso - sottolinea - anche perchè i processi preventivi e un certo giustizialismo dipietrista non hanno mai fatto parte della cultura del Pdl». A difendere l'ex capogruppo vicario ci pensa però un altro finiano, Carmelo Briguglio: «Buttiamola in una battuta scherzosa - è l'osservazione tagliente - ma non troppo. Vuoi vedere che tra i tanti Barabba che spuntano ogni giorno di più sporcando l'immagine del partito è il povero Cristo Bocchino che dice elementari verità, il vertice del partito vorrà punire quest'ultimo?».



Anche l'opposizione parte all'attacco. Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro preannuncia la presentazione di una mozione di sfiducia contro Nicola Cosentino, mentre Luigi De Magistris nota ironico: «Se a questo punto veramente è il caso che il governo cominci a valutare l'ipotesi di riunirsi a Regina Coeli o a Poggioreale». Michele Ventura, capogruppo vicario del Pd si dice invece «sconcertato» dal fatto che Berlusconi «di fronte a un'indagine dai risvolti inquietanti che travolge esponenti potentissimi del suo partito, parli invece d'altro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA