«Brucerei un figlio gay nel forno», consigliere leghista primo indagato per omofobia

«Brucerei un figlio gay nel forno», consigliere leghista primo indagato per omofobia
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Marzo 2016, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 14:31
È stato indagato per diffamazione aggravata il consigliere regionale leghista della Liguria Giovanni De Paoli. Il sostituto procuratore Patrizia Petruziello lo ha iscritto nel registro dopo l'esposto presentato dal Comitato per gli immigrati e contro le discriminazioni dopo la la frase choc, smentita dallo stesso De Paoli, «se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno», riferita da testimoni.

Lui sempre sostenuto di aver detto «Se avessi un figlio gay non lo brucerei nel forno». L'esposto da cui ha preso il via l'inchiesta era stato presentato ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione e della legge n. 205 del 2003 (c.d. Legge Mancino) e dell'articolo 595 (diffamazione) del codice penale. «La presunta esternazione del consigliere - avevano scritto gli avvocati Cathy La Torre e Michele Giarratano dello studio Gay-Lex di Bologna - avviene in un contesto in cui gli episodi di cosiddetta 'omofobià sono in continua crescita e la categoria delle persone gay, lesbiche e transessuali non gode di alcuna specifica protezione legislativa, come invece si richiederebbe attraverso l'estensione della legge Reale-Mancino anche ai reati commessi in ragione dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere della persona offesa». «Appare evidente - concludevano i legali - come l'assenza di una normativa specifica sul tema abbia ingenerato la credenza che 'tutto sia possibilè, ovvero che anche politici, rappresentanti delle istituzioni, rappresentanti di culti religiosi, personaggi pubblici possano liberamente offendere, diffamare e arrecare gravissimo nocumento a un'intera categoria di persone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA