La donna, che assumeva farmaci per problemi psichici, spesso si allontanava da casa per poi essere rintracciata dalla sorella che le faceva da tutore: accadde questo anche la sera del 30 agosto 2017, ma la polizia non riuscì a ritrovarla. Il suo corpo, seminudo e avvolto in una coperta, venne notato sotto al tunnel della stazione ferroviaria da due persone che avvertirono polizia e 118. Qualcuno dei testimoni, senzatetto che frequentano la zona, aveva sostenuto di avere visto la donna ingerire delle pasticche, facendo propendere gli investigatori per l'ipotesi di un suicidio, ma il risultato dell'autopsia ribaltò il quadro: venne accertata la violenza sessuale e l'assunzione di alcol, che combinato con i farmaci che la donna assumeva, ne ha provocato la morte.
Le successive indagini della polizia ferroviaria hanno portato alla fine all'individuazione di due romeni ritenuti come i responsabili della morte della donna.
La vicenda riporta alla ribalta le recenti polemiche tra l'amministrazione comunale - che proprio nell'area del tunnel sta realizzando un mercatino etnico, dove collocare i commercianti della comunità senegalese, sgomberati da un'area attigua - e l'opposizione di centrodestra che continua a denunciare la situazione di degrado nella zona, frequentata da tossicodipendenti e prostitute. «La verità emersa in queste ultime ore - commenta il consigliere comunale di una lista civica, Massimiliano Pignoli - sulla triste fine di Anna fa rabbrividire ci invita a delle riflessioni. Prima però occorre avere giustizia. Proprio un anno fa io con la sorella di Anna, Isabella, che si rivolse al sottoscritto, lanciammo l'allarme su quello che era accaduto e sul fatto che non si poteva trattare di morte naturale. A distanza di un anno, sono qui a ribadire la pericolosità di questo luogo, che molti hanno ribattezzato tunnel della morte: si tratta di una zona dove, come evidenziato dagli ultimi accadimenti, tra cui lo stupro di agosto scorso nei giardinetti delle aree di risulta, esiste un problema di sicurezza».
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