Omicidio di Garlasco, la difesa ha chiesto di esaminare un capello nelle unghie di Chiara

Omicidio di Garlasco, la difesa ha chiesto di esaminare un capello nelle unghie di Chiara
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Mercoledì 9 Aprile 2014, 18:32 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 09:15

L'esame sul capello corto castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara Poggi e sui margini delle unghie della ragazza, il sequestro della bici nera da donna

nella disponibilità della famiglia Stasi e il completamento dell'esame della camminata di Alberto sulla scena del delitto estendendolo alla zona antistante la scala che porta nella cantina della villetta del delitto e ai primi due gradini. Sono queste le richieste di integrazione probatoria di nuovo proposte da Gian Luigi Tizzoni, il legale di parte civile al processo d'appello bis a carico di Alberto Stasi, l'ex studente bocconiano imputato per l'omicidio di Chiara Poggi. L'avvocato, assieme al collega che lo ha affiancato nel giudizio in Cassazione, proiettando in aula anche delle fotografie, ha cercato di convincere la terza Corte d'Assise d'Appello della necessità di ripetere l'esame della camminata laddove non era stato completato.

E questo per dimostrare - se è vero che Stasi, come lui stesso aveva raccontato agli inquirenti, al momento della scoperta del cadavere di Chiara aveva aperto la porta a soffietto ed era sceso per due gradini lungo le scale - come sia impossibile che le suole delle sue scarpe siano rimaste perfettamente pulite in quanto in quelle due zone erano presenti molte macchie, anche di una rilevante dimensione, di sangue.

Il legale della famiglia Poggi ha inoltre chiesto le analisi, mai effettuate per individuare il Dna mitocondriale dal bulbo e dal fusto di un capello castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara e sui margini delle unghie della ragazza e, infine, il sequestro della bicicletta nera da donna custodita nell'officina del padre di Alberto, mai analizzata e nemmeno mostrata a Franca Bermani, la testimone che all'indomani dell' omicidio aveva detto di aver visto, la mattina del delitto, una bici nera da donna appoggiata al muro della villetta di via Pascoli.

«L'umore di Alberto è quello di una persona che si ritrova in questo tritacarne. È un processo che lo segna da sette anni». Lo ha spiegato Fabio Giarda, uno dei componenti del pool difensivo di Alberto Stasi. Ha aggiunto che il processo è stato aggiornato al prossimo 16 aprile per consentire alla difesa che ha già cominciato a parlare opponendosi al rinnovo dell'istruttoria dibattimentale, di esaminare una serie di atti depositati dal Pg.

Fabio Giarda ha inoltre affermato di non credere che Stasi, oggi in aula in prima fila a prendere appunti come sempre, renderà dichiarazioni spontanee. E a chi ha insistito nel chiedergli come si sentisse Alberto, ha aggiunto che il suo umore è quello di una persona che deve anche prendere atto di tutte le novità che saltano fuori ogni giorno. Per esempio oggi il Pg ha di nuovo cambiato versione (rispetto al giudizio di appello precedente, ndr) chiedendo il sequestro della bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi e che si trova ancora nell'officina del padre di Alberto, peraltro morto lo scorso dicembre.

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