La strage 40 anni fa/ Come al Circeo, lo stesso orrore senza un perché

di Roberto Costantini
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- Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 16:19
Ragazzi che hanno troppo, o troppo poco?
I need somebody to love. (Could it be anybody?) I want somebody to love. Parlava d’amore la canzone dei Beatles. Ho bisogno di qualcuno da amare. Può essere chiunque? Voglio qualcuno da amare. Quanto sembra dolce, lontano, assolutamente giustificabile questo desiderio di riempire il vuoto con l’amore, per chiunque. E quanto sembra paurosamente attuale, vicino, talmente plausibile da non essere del tutto ingiustificabile il movente dei due assassini di Luca Varani.
Ho bisogno di qualcuno da uccidere. Può essere chiunque. Voglio qualcuno da uccidere.
La cosa più assurda è il racconto della sera prima, in cui Manuel e Marco si erano fatti un giro cercando qualcuno da uccidere ma non avevano trovato nessuno. Quale percorso esistenziale li ha portati sin là?
 

Dove vanno i nostri ragazzi quando da adolescenti cominciano le prime vere uscite nel mondo, quelle in cui noi genitori non sappiamo dove e con chi? Dove andranno col tempo, in quegli anni brevissimi che decideranno tutto?
Quello di Manuel e Marco, "volevamo vedere cosa si prova ad uccidere", è un movente apparentemente assurdo ma in realtà pericolosamente attuale, come il nipote che uccide la vecchia zia per l’eredità o l’uomo che uccide l’amante che minaccia la sua quiete familiare. Movente che è molto più plausibile per chi dalla vita ha troppo (in quantità) e non per chi ha poco.
Ho letto di paralleli col massacro del Circeo oltre quarant’anni fa, anche di una dichiarazione rilasciata dal fratello di Ghira. Manuel e Marco sono parenti di quei tre che massacrarono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti al Circeo più di quarant’anni fa? Tre ragazzi di famiglie abbienti, tre ragazzi che avevano avuto (forse) troppo. Se c’è un nesso è solo in quel "troppo". Ma non ci penso neanche lontanamente a dire che è colpa dei genitori, anzi. Da genitore, immagino cosa possa passare loro per la testa, quali incubi, quali fantasmi. "Dove ho sbagliato? Cosa è mancato?Gli ho dato troppo o troppo poco? Potevo accorgermene?" I nobili Inglesi, ai tempi dell’Impero, mandavano i figli a fare i mozzi sulle navi. Ma nel mondo di oggi non c’è cosa più difficile che resistere alla tentazione di dare ai nostri figli tutto ciò che possiamo. Sappiamo di sbagliare ma non riusciamo a fermarci. E, a volte, non riusciamo a fermarli.
Simili i colpevoli e simili anche le vittime? Luca come Donatella e Rosaria, vittime scelte anche perché socialmente più deboli dei loro carnefici? Sì, forse c’è anche questo, e poi c’è la crudeltà, le torture, il piacere tratto dal dolore delle vittime. Ma le analogie finiscono qui. Nella disumanità di entrambi gli eventi, quello di allora e quello di oggi, io sento una differenza che mi preoccupa. Il massacro del Circeo si basa sulla mancanza di rispetto verso gli altri esseri umani di un certo tipo (le donne, quelli di sinistra, i borgatari). Motivazioni assurde, ma motivazioni. Quello di Manuel e Marco non ha nemmeno queste. L’unico motivo che percepisco è quello di distruggere se stessi distruggendo gli altri, chiunque altro, cercando per strada qualcuno da uccidere. E mentre i tre del Circeo speravano di farla franca e si stavano organizzando in tal senso, la mia impressione, da quello che ho letto di Manuel e Marco, è che non vedessero l’ora di confessare. Il che non li rende migliori, solo terribilmente più simili alla fragilità giovanile dei nostri tempi.
 
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