Normana Atlantic, il comandante: ​«Non ho nulla da rimproverami. Procedure di sicurezza rispettate»

Normana Atlantic, il comandante: ​«Non ho nulla da rimproverami. Procedure di sicurezza rispettate»
di Vincenzo Damiani e Mauro Evangelisti
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Mercoledì 31 Dicembre 2014, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 1 Gennaio, 16:31
«Non ho nulla da rimproverami. Le procedure di sicurezza sono state tutte rispettate. Quando è scoppiato l’incendio, ho fatto scattare allarme nei tempi e nei modi previsto dal regolamento». Argilio Giacomazzi, il comandante della Norman Atlantic, subito dopo il suo sbarco dalla nave San Giorgio a Brindisi è stato portato alla capitaneria di porto di Bari, dove è stato ascoltato dalle 2 della notte alle 7 di questa mattina.



Una maratona in cui il sostituto procuratore Cardinali ha voluto ricostruire, ora per ora, quanto è successo sul traghetto. Giacomazzi è indagato per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi. Come mai, ha chiesto il giudice, molti naufraghi sostengono di non avere sentito l’allarme? Giacomazzi ha risposto con puntiglio a ogni domanda, sostenendo che, per quanto possibile in una situazione così drammatica, le misure di emergenza hanno funzionato. «Dal momento in cui ci siamo accorti dell’incendio al momento in cui è stato dato l’allarme è trascorsa una manciata di minuti – ha spiegato il capitano Giacomazzi – penso che i naufraghi abbiano sentito l’allarme».



Le testimonianze di molti passeggeri sono però molto critiche sull’organizzazione della gestione dell’emergenza a bordo della Norman Atlantic. Questa notte sulla San Giorgio, prima dello sbarco, sono stati ascoltati decine di loro dal giudice di Bari. Gli interrogatori però stanno continuando anche ora, nelle hall degli hotel dove sono stati ospitati i viaggiatori in una Brindisi ricoperta dalla neve.



I carabinieri di Brindisi, su delega della procura di Bari, hanno raccolto le dichiarazioni non solo su quanto è successo all’interno traghetto, ma anche sull’imbarco, sui controlli dei documenti. Molti superstiti hanno raccontato ai carabinieri: l’allarme non si è sentito, la distribuzione dei giubbotti salvagente è stata caotica, abbiamo rischiato di morire per la disorganizzazione.