Nel mirino degli 007 del Cremlino il ruolo italiano a Bruxelles e in Libia

di Giuseppe D'Amato
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Sabato 11 Febbraio 2017, 09:09
MOSCA Sarebbe stata una leggerezza imperdonabile o ancor peggio un insulto se i servizi segreti di una potenza come la Russia non si fossero interessati a un Paese cruciale nello scacchiere internazionale come l'Italia. Mosca e Roma sono da un paio di decenni partner strategici in campo energetico e spesso anche in quello economico. Politicamente, è bene non dimenticarselo, fu il primo ministro Silvio Berlusconi a facilitare gli accordi di Pratica di mare nel 2002 che sancirono l'avvicinamento della Russia di Putin alla Nato ed agli Stati Uniti di Bush. Ma se non di rado i mariti gelosi controllano la fedeltà delle mogli amate, figurarsi a livello geopolitico tra Stati.

L'IRONIA DEI RUSSI
Ad esempio, da anni Mosca punzecchia i colleghi occidentali, che, secondo lei, parlano fra loro sottovoce (per le consultazioni più delicate), temendo la presenza del solito orecchio indiscreto dell'alleato d'oltreoceano. Adesso, a parte le classiche sofisticate microspie, il mezzo usato per carpire informazioni è quello più moderno, ossia il computer con i pirati hacker. In questo campo, perlomeno così afferma la Nato, la Russia ha sviluppato tecnologie ultramoderne, evidenziando se lo si giudica da osservatori neutrali l'impressionante insicurezza informatica degli Stati occidentali e le loro pericolose trasparenze.

GLI OBIETTIVI
Centrale a questo punto è la domanda su cosa cercassero i russi, che negano decisamente qualsiasi addebito. Oltre alla solita necessità di routine di capire quali siano gli interlocutori di Roma in loco, gli specialisti sulla Moscova rischiando il mal di testa - avrebbero posto attenzione ai meccanismi dei processi decisionali italiani. Lo sguardo era, però, quasi certamente rivolto all'Unione europea, l'entità sovranazionale che l'attuale gruppo dirigente del Cremlino considera la vera rivale della Russia, colei che, dopo l'allargamento ad Est del 2004, ha rivoluzionato equilibri secolari in regioni un tempo a lei soggette.

I SOSPETTI
La presente scivolata, se realmente c'è stata, non è nulla in confronto allo scandalo emerso nell'autunno 2010, quando il sito Wikileaks pubblicò migliaia di cablogrammi della diplomazia americana, portando alla luce imbarazzanti informazioni. Un elemento su cui riflettere è che la notizia dell'hackeraggio sia stata pubblicata da un quotidiano della Gran Bretagna - Paese schieratosi ufficialmente in prima fila sul fronte anti-Putin ed anti-ammorbidimento delle sanzioni - e poche ore dopo la visita a Londra del premier Paolo Gentiloni. Questi, in conferenza stampa con la collega Theresa May, ha confermato che Roma non ha intenzione di invitare il capo del Cremlino al G8 di Taormina a maggio. Nelle settimane scorse il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e l'ex capo della Commissione europea, Romano Prodi, avevano proposto pubblicamente una discussione sulla necessità di rapide aperture alla Russia. Forse a qualche partner europeo tali idee non sono piaciute. Al momento, inoltre, l'Italia è al centro di consultazioni internazionali sul futuro della Libia e Roma parrebbe avere opinioni diverse rispetto a quelle del Regno Unito.

LE RELAZIONI
Questa scivolata, sempre che sia reale, non pare mettere in pericolo le relazioni russo-italiane, gestite da una commissione bilaterale. Quelli tra Roma e Mosca sono da sempre rapporti bipartisan, che non risentono più di tanto dei cambiamenti di governi e di maggioranza nel Belpaese. La vicenda non va, però, presa sotto gamba ed è l'ennesimo segnale che la comunità internazionale sta vivendo un periodo di transizione, iniziato con la Brexit e l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.