'Ndrangheta, scorta e auto blindata per il cronista che ha denunciato l'inchino sotto casa del boss

'Ndrangheta, scorta e auto blindata per il cronista che ha denunciato l'inchino sotto casa del boss
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Venerdì 18 Luglio 2014, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 12:43
Il suo scoop pi noto quello legato all' inchino fatto fare ad Oppido Mamertina alla statua della Madonna delle Grazie, nel corso della processione, davanti la casa del boss agli arresti domiciliari Peppe Mazzagatti. Ma i fatti di Oppido non c'entrano nulla con la decisione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di Reggio Calabria di assegnare una scorta fissa ed un'automobile blindata a Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e collaboratore dell'ANSA dalla Piana di Gioia Tauro.



La scorta a Michele Alabanese, secondo quanto si è appreso da fonti qualificate, è legata, in realtà, ad altri fatti e, in particolare, ai possibili pericoli cui è esposto il giornalista per quanto ha scritto su vicende ed affiliati di alcune cosche di 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Vicende ed affiliati che nulla hanno a che vedere con i fatti di Oppido e con le polemiche che ne sono scaturite. A prescindere dalle motivazioni, comunque, resta la gravità di quanto è accaduto. Un giornalista costretto a vivere una condizione di pericolo ed a muoversi sotto scorta per la correttezza ed il coraggio che caratterizza la sua attività professionale.



Albanese ha sempre fatto il giornalista senza timori per nulla e per nessuno. Questo gli ha creato stima in tutti gli ambienti, professionali, istituzionali e politici, ma ha fatto crescere, evidentemente, attorno a lui la disistima ed il rancore di esponenti ben individuati della criminalità organizzata, che non gradiscono le sue denunce e l'impegno con il quale alza il velo su vicende importanti riguardanti la 'ndrangheta ed i suoi mille collegamenti.



Un dato che è stato rilevato, sin da subito, dal segretario e dal vicesegretario della Fnsi, Franco Siddi e Carlo Parisi, secondo i quali «è grave che in una società civile ci siano fatti che colpiscono persone che con il loro lavoro semplice, da api operaie, sono simbolo di un impegno per il riscatto morale della comunità di cui fanno parte». Il direttore del Quotidiano del Sud, Gianni Festa, da parte sua, ha detto che «il modo scelto da Michele Albanese per fare il giornalista onora l'intera categoria. I suoi reportage trasudano verità sofferte e, in essi, il coraggio del racconto è sempre al centro dell'indagine del reale». Gli attestati di vicinanza e di incoraggiamento giunti a Michele Albanese sono stati innumerevoli.



Da quelli della presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, e del Ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, a quelli dei Vescovi calabresi, tutt'altro che risentiti, evidentemente, nei confronti di Albanese per lo «scoop» sui fatti di Oppido, e dei Cdr del Quotidiano del Sud e dell'ANSA. In serata sono arrivati i ringraziamenti di Albanese a quanti, a tutti i livelli, gli hanno espresso la loro vicinanza. Con una rassicurazione, che peraltro non sorprende: «Il mio lavoro proseguirà con la stessa determinazione e lo stesso impegno di prima».
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