Ndrangheta, maxi operazione in Italia e germania: 169 arresti, in manette anche tre sindaci

Ndrangheta, maxi operazione in Italia e germania: 169 arresti, in manette anche tre sindaci
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Martedì 9 Gennaio 2018, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 13:19

Maxi operazione dei Carabinieri del Ros e di quelli del Comando provinciale di Crotone contro la 'ndrangheta: 169 gli arresti in diverse regioni italiane e in Germania, al termine di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Catanzaro. 

Al centro dell'inchiesta le attività criminali della cosca Farao-Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania. Le indagini hanno documentato l'infiltrazione mafiosa in diversi settori economici e imprenditoriali, sia in Italia che all'estero, circostanza che ha consentito alla cosca di strutturarsi come una vera a propria holding criminale capace di gestire affari per milioni di euro.

C'è anche il presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla tra gli arrestati nell'ambito dell'operazione Stige. Parrilla, sindaco di Cirò Marina, è accusato di associazione mafiosa ed è ritenuto dagli inquirenti il rappresentante della cosca nelle istituzioni locali. Complessivamente sono tre i sindaci arrestati. Oltre a Parrilla, infatti, sono coinvolti il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano e quello di Mandatoriccio Angelo Donnici. Complessivamente sono una decina gli amministratori locali coinvolti, tra i quali figurano anche il vice sindaco di
Casabona Domenico Cerrelli e il presidente del Consiglio comunale di Cirò Marina Giancarlo Fuscaldo.

Tredici arrestate per estorsione in Germania nell'ambito dell'inchiesta Stige imponevano ai ristoratori di origine italiana della zona di Stoccarda l'acquisto di vino, prodotti di pasticceria e semilavorati per la pizza prodotti da imprese legate alla cosca. Secondo l'accusa, gli emissari della cosca Farao-Marincola erano anche divenuti i referenti dei ristoratori per la composizione di eventuali controversie che si venivano a creare.

La cosca, grazie alla collusioni di alcuni amministratori pubblici, era riuscita a infiltrarsi anche nell'accoglienza ai migranti. In particolare un immobile adibito a centro accoglienza profughi a Cirò Marina sarebbe stato riconducibile alla cosca. La struttura era gestita da una serie di cooperative compiacenti, i cui rappresentanti, per l'accusa, fungevano da collegamento con gli enti pubblici per ottenere finanziamenti e autorizzazioni. Il sodalizio criminale otteneva così, sostanzialmente in esclusiva per le proprie ditte, la fornitura di beni e servizi ai migranti, accrescendo ulteriormente i propri introiti grazie anche al sistematico ricorso a fatturazioni gonfiate. 

Nel corso dell'operazione sono stati anche sequestrati beni ritenuti riconducibili alla cosca Farao-Marincola per oltre 50 milioni di euro complessivi. Si tratta di patrimoni, viene sottolineato dagli investigatori, accumulati illecitamente nel corso degli anni. Il gruppo criminale era ramificato in diverse regioni e la sua operatività, come accertato dai Carabinieri in collaborazione con la polizia tedesca, si estendeva anche ai lander dell'Assia e del Baden-Wurttemberg.

Le indagini hanno ricostruito uno scenario definito dai Carabinieri di «pervasiva infiltrazione mafiosa» in diversi
settori economico-imprenditoriali, dal commercio di prodotti vinicoli e alimentari alla raccolta dei rifiuti; dai servizi
funebri agli appalti pubblici. Scoperta, inoltre, una «fitta rete di connivenze» da parte di amministratori pubblici.
Gli arresti e i sequestri sono stati eseguiti dai Carabinieri in Italia e contestualmente dalla Polizia tedesca in Germania.
 

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