In questo triste anniversario, ritornano alla mente le immagini dell'esplosione, dei funerali di stato e delle bare con il tricolore nella basilica San Paolo Fuori le mura a Roma. Margherita è la moglie del brigadiere dei Carabinieri, Giuseppe Coletta. Le lacrime non la fermano e, durante la funzione funebre, prende la parola. Cita il Vangelo e parla di perdono. Sono passati dieci anni da allora e ancora adesso quando le chiedono se è riuscita a perdonare, lei non ha dubbi: «Non me lo pongo il problema - ammette Margherita che oggi ha dato vita anche ad una associazione che porta il nome del marito - non appartiene al cristiano portare odio e rancore. Non mi è mai venuto in mente di odiare nessuno. Condanno l'atto che è stato compiuto, ma non chi lo ha compiuto».
Poi, ripercorre quei momenti. Oggi, esattamente come allora. «Mi ricordo l'ora, i minuti - racconta Margherita - l'ultima volta che mi sono sentita con lui. Tutto riaffiora uguale». Quando parla di suo marito, non nasconde l'emozione e mostra anche l'orgoglio per ciò che Giuseppe faceva. «Era chiamato il Brigadiere dei bambini - continua Margherita - anche in missione all'estero si dedicava a loro per lenire quel dolore che si portava dentro, dopo la perdita di nostro figlio Paolo. Era un uomo semplice con un grande cuore. Era un carabiniere».
Il colonnello Gianfranco Scalas quel giorno era a Nassiriya. All'epoca dei fatti era il portavoce del contingente italiano in Iraq. «I ricordi - afferma il colonnello Scalas, oggi in pensione - sono sempre vivi in ogni momento ed è impossibile dimenticare. Ho sempre detto che dentro quelle divise ci sono persone che hanno cuore, carne ed ossa. Purtroppo, quando succede una tragedia si pensa a ricercare più le responsabilità e i perché, invece di pensare a chi se n'è andato perché crede in qualcosa».
Il Caporal Maggiore Pietro Petrucci aveva 22 anni quando quell'autobomba se lo portò via. Mamma Luisa da quel giorno e per tutti i giorni non fa altro che pensare al suo ragazzo. Il suo dolore è lo stesso di tutti gli altri parenti delle vittime delle missioni in pace: in Iraq come in Afghanistan. Il 12 novembre è la Giornata del Ricordo. I familiari, però, ribadiscono: «non esistiamo solo oggi».
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