Napoli, racket in azione a Fuorigrotta: ecco il video choc dell’attentato esplosivo

Napoli, racket in azione a Fuorigrotta: ecco il video choc dell’attentato esplosivo
di Davide Gambardella
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Mercoledì 16 Ottobre 2013, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:04
NAPOLI - L’uomo cammina a passo svelto, indossa jeans stretti, ha un kway con cappuccio che gli copre la testa.

Mira dritto alla saracinesca di un negozio, tiene la testa bassa perché sa di essere ripreso dalle telecamere. Si abbassa.



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Posiziona qualcosa davanti alla saracinesca, estrae dalle tasche un accendino, poi s’allontana. Pochi attimi dopo è l’inferno, una deflagrazione enorme, un boato avvertito a centinaia di metri di distanza da chi viene svegliato nel cuore della notte dallo scoppio di una bomba carta ad alto potenziale.



Eccolo, l’attentatore in presa diretta: un’ombra che diventa sempre più nitida quando si avvicina al proprio obiettivo, immortalata dal sistema a circuito chiuso delle telecamere di un parrucchiere di piazza Gabriele D’Annunzio, e che fa scoppiare un potente ordigno che distrugge una saracinesca ed una vetrina antisfondamento.



Il film drammatico, è stato ripreso l’intorno all’una e ventisei minuti di lunedì notte. E potrebbe essere il refrain di decine e decine di raid messi a segno ai danni delle attività commerciali colpite dal racket, in una città dove gli attentati dinamitardi il più delle volte portano un’unica firma: quella della camorra.

Le indagini per decifrare l’ennesimo atto che, presumibilmente, è un avvertimento della criminalità organizzata, sono affidate al commissariato San Paolo di Fuorigrotta. Un lavoro non semplice, poiché il titolare dell’attività (Glamour Studio 1) sostiene che in due anni non ha mai ricevuto visite dai «signori del pizzo». E allora chi è stato? Una matassa da cardare, per gli inquirenti, che però possono lavorare sul filmato registrato dalle videocamere esterne dell’esercizio.



Si parte da una considerazione. L’attentatore, quasi certamente, non era solo, ed con molta probabilità ha utilizzato gli scalini che dall’incrocio con via Giacomo Leopardi danno accesso a piazza Gabriele D’Annunzio. Un gioco da ragazzi, per il «bombarolo», perché l’attività commerciale è sotto il livello della arteria principale – via Cinthia – e quindi avrebbe messo in conto di non essere notato da eventuali passanti. L’uomo fa tutto da solo: incappucciato, si reca davanti ad una delle porte del negozio, posizione la bomba e se ne va. Come se nulla fosse.



La saracinesca viene sfondata nella sua parte bassa, così come il vetro anti-rapina. Danni all’interno di un solarium, pareti crepate dall’onda d’urto, tanta paura per i residenti nel palazzo. I proprietari vengono svegliati dal sistema d’allarme e pensano ad un furto, ma non è così. Non è bastata la blindatura che in genere viene utilizzata come deterrente contro la «banda della spaccata»: quell’ordigno, una bomba carta ad alto potenziale, era stata studiata anche per disintegrare le vetrine più resistenti.



Un modus operandi che rimanda immediatamente ai clan della camorra, in un quartiere dove le bande criminali hanno ripreso a bussare alle porte dei negozianti. Tecniche estorsive consolidate per piegare chi non vuole sottostare al diktat dei boss, nonostante le telecamere, le blindature, il rischio di essere intercettati dalle forze dell’ordine. «Non ho mai ricevuto minacce – ha commentato il proprietario dell’attività – e se solo ci avessero provato li avrei denunciati. Spero che con questo video riescano ad inchiodare il responsabile. Per noi è un gravissimo danno in un periodo nero per
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