Museo del Fascismo, 50 storici difendono il progetto: «Il governo aiuti Predappio»

Museo del Fascismo, 50 storici difendono il progetto: «Il governo aiuti Predappio»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 18 Febbraio 2016, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 10:09

«Come storici riteniamo che la costruzione di un museo sul periodo fascista della storia italiana sia da valutare in modo positivo». Le polemiche esplose dopo che il governo ha mostrato interesse per il progetto del sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti, di aprire un centro di documentazione dedicato al Ventennio all’interno della Casa del Fascio, un gruppo di 50 storici ha scritto una lettera aperta per difendere l’idea. 

I firmatari rappresentano sono professori di 28 atenei e centri di ricerca italiani - da Bologna a Roma Tre, dalla Sapienza a Catania -, c’è anche l’ex sindaco della vicina Forlì, Roberto Balzani. Contro il progetto, che prevede il restauro dell’edificio, con un costo di quasi 5 milioni e contributi anche della Regione Emilia-Romagna, si era schierato, ad esempio, il parlamentare di Sinistra italiana, Giovanni Paglia, che aveva affermato:  «Il governo lasci perdere, del turismo che affolla quel posto si può e si deve fare a meno».

La lettera dei cinquanta storici ribatte: «Si tratta di un progetto che il sindaco di Predappio sta portando avanti da tempo e che lo vede adesso impegnato nella difficile opera di reperimento delle risorse perché esso possa diventare quello che è stato fin dall’inizio nelle sue intenzioni: un museo storico di grande rigore scientifico e capace di spiegare la storia di un tormentato periodo della storia italiana. Un museo che possa educare e coinvolgere, attorno ai valori della conoscenza e della verità storica, cittadini che hanno ormai introiettato da tempo i valori presenti nella nostra Costituzione».

Rispetto al rischio di alimentare il turismo nostalgico, che già interessa Predappio - nel cimitero c’è la cripta di Benito Mussolini, in città vi sono tre negozi che vendono souvenir fascio-kitsch - la lettera spiega: «Chi sostiene che un museo non possa che essere di tipo celebrativo e paventa una possibile deriva nostalgica che questo potrebbe favorire, non conosce i numerosissimi esempi di musei che in Europa e nel mondo intero sono stati capaci di affrontare momenti drammatici e tragici della storia, anche più recenti di quanto sia stato il fascismo, mantenendo il primato della conoscenza, della contestualizzazione storica, del rispetto dei fatti e dei documenti e favorendo interpretazioni critiche capaci di coinvolgere in modo positivo e problematico i visitatori».

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