Morto dopo Tso, le analisi confermano: è stata ipossia per compressione al collo

Morto dopo Tso, le analisi confermano: è stata ipossia per compressione al collo
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Lunedì 24 Agosto 2015, 21:58 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 19:39

Non aveva patologie cardiache Andrea Soldi, il torinese di 45 anni malato di schizofrenia, morto lo scorso 5 agosto durante un ricovero forzato. Il decesso è avvenuto perchè la forte «compressione al collo» praticata dai vigili urbani per costringerlo a salire sull'ambulanza ha originato una «ipossia», una grave carenza di ossigeno.

L'opinione degli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Raffaele Guariniello, è diventata ancora più solida dopo i primi esiti delle analisi istologiche sui tessuti prelevati da Soldi in fase di autopsia.

Nella ricostruzione svolta dalla procura di Torino gli avvenimenti si susseguono come gli anelli di una catena. La pressione sul collo ha determinato l'ipossia, che ha causato una «anemia cerebrale acuta», la perdita di coscienza e un «danno cardiaco secondario». In ambulanza, con il paziente ammanettato e tenuto a pancia in giù, non è stato eseguito alcun intervento di rianimazione. Restano indagati per omicidio colposo tre agenti della polizia municipale e lo psichiatra che, nella piazzetta di Torino in cui si trovava Andrea, aveva autorizzato il Tso (trattamento sanitario obbligatorio). I consulenti medici delle difese hanno avanzato un'ipotesi alternativa: quella della forte scarica di adrenalina.

Nessun soffocamento, nessun strangolamento. È stata una morte «aritmica», per usare il lessico degli specialisti, dettata da un «eccesso di iperincrezione». Uno spavento eccessivo. «A me - replica l'avvocato della famiglia, Giovanni Maria Soldi - sembra improbabile. I segni della compressione del collo ci sono e sono evidenti: quell'intervento è stato troppo invasivo ed è stato protratto troppo a lungo. In ogni caso, adrenalina o no, cambia poco. Un soggetto schizofrenico è più esposto a certi pericoli e deve essere gestito secondo modalità specifiche. Non si poteva procedere in quel modo».

Guariniello ha acquisito il protocollo che dal 2008 fornisce agli agenti della polizia municipale le indicazioni da seguire in caso di «accompagnamento coattivo in ospedale». I vigili devono «cercare di essere accondiscendenti e concilianti - si legge - evitando di parlare ad alta voce e di usare modi bruschi». Tentando «per quanto possibile» di instaurare «un buon dialogo con il soggetto». La forza si deve usare solo come ultima risorsa, in caso di manifesta pericolosità, e per il tempo necessario a somministrare un sedativo.

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