Morire di ecstasy, il dramma che dovrebbe preoccupare genitori ed educatori

di Silvio Garattini
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Domenica 19 Luglio 2015, 23:34 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 00:11
La morte di un sedicenne per droga in una discoteca ripropone il problema della facilità con cui i giovani si avvicinano e abusano di sostanze tossiche: dal tabacco all’alcol, dalla cannabis all’eroina. Un problema che dovrebbe preoccupare genitori, insegnanti, sacerdoti, medici e politici. Secondo le ultime informazioni la tragedia del ragazzo morto nel week end sarebbe dovuta ad una droga nota con il nome di ecstasy che corrisponde ad un derivato dell’amfetamina. E più precisamente la metilendiossimetamfetamina, normalmente riportata come Mdma. È una sostanza psicoattiva utilizzata soprattutto a causa della sua azione stimolante nei rave-party e nelle discoteche. Si utilizza alla dose di 100-120 milligrammi, normalmente per via orale, ma un primo grande pericolo deriva dal fatto che nel commercio illecito solo nel 40 percento dei casi si tratta di prodotto puro. Negli altri casi i prodotti aggiunti possono essere di varia natura dalla relativamente innocua caffeina alla molto tossica fenciclidina.





La Mdma comincia ad esercitare i suoi effetti circa 45 minuti dopo l’assunzione e raggiunge il picco dopo 90 minuti e dura nel complesso da 4 a 6 ore. Viene assunta per una serie di effetti immediati che vengono ritenuti piacevoli come l’euforia, il senso di forza non solo dal punto di vista fisico, l’aumento delle sensazioni emotive, una maggior facilità ai rapporti sociali, ma questi effetti illusori si accompagnano dopo poche ore ad un senso di frustrazione nonché a perdita dell’umore e di energia. Inoltre sono stati descritti altri effetti negativi sull’organismo.



Nel cervello avviene una “tempesta” neuroumorale perché aumentano in misura notevole mediatori chimici che hanno la caratteristica di connettere i rapporti fra le cellule neuronali. Le sostanze in gioco sono la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Inoltre aumenta la vasopressina, un ormone che riduce la diuresi e perciò determina una ritenzione di acqua con conseguente diminuzione della concentrazione di sodio, in gergo medico si chiama iponatremia.



Questa situazione determina forte senso di nausea, confusione ed eventualmente coma. A questi effetti si accompagnano una notevole dilatazione della pupilla ed un pericoloso aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa. Se le dosi aumentano si assiste a convulsioni, allucinazioni, emorragie cerebrali, un quadro caratteristico dell’overdose dei derivati amfetaminici. La varietà di questi effetti ovviamente assume aspetti di minore o maggiore gravità in rapporto con le situazioni personali.



È chiaro che persone che abbiano già deficienze cardiovascolari o altri problemi di tipo respiratorio saranno più sensibili all’azione degli amfetaminici. Ciò vale anche per gli effetti sul sistema nervoso centrale. Sono stati descritti casi di psicosi in soggetti che hanno assunto amfetaminici avendo già una predisposizione. Elementi di rischio sono rappresentati anche dalle interazioni con altri prodotti. Ad esempio è dannosa la combinazione con un eccesso di alcol, con l’impiego di farmaci antidepressivi che agiscono sulla serotonina, con alcuni antivirali che si impiegano nel trattamento dell’aids.



Altri farmaci possono interagire con Mdma e possono dar origine a varie forme di tossicità.

In Italia si calcola che i consumi di Mdma riguardino una minoranza dei giovani che utilizzano droghe, circa l’1,36 per cento, più o meno come l’impiego della cocaina. È importante diffondere il maggior numero di informazioni su queste ed altre droghe perché circola una serie di false informazioni. In particolare gli educatori devono fare attenzione per identificare il problema evitando che il passar del tempo e la continua esposizione a queste droghe renda il problema della disintossicazione molto più complicato.