I fatti risalgono ai mesi tra il 2016 e il 2017. Per l'accusa, gli indagati volevano «punire» il detenuto, perché, nel 2011, quando era nel carcere di Velletri, aveva denunciato altri agenti per furti in mensa e percosse. Secondo la Procura, avevano intenzione di impedirgli di testimoniare al processo. In un'occasione il migrante sarebbe stato portato in un luogo separato della casa circondariale. Da qui, la contestazione di sequestro di persona. Uno degli agenti coinvolti, inoltre, lo scorso novembre è stato arrestato per aver intimidito un compagno di cella del tunisino, chiamato a rendere testimonianza.
A sporgere denuncia era stato proprio il detenuto, Ismail Ltaief, assistito dall'avvocato Alessandra Silvestri.
Da qui le indagini e, lo scorso novembre, un incidente probatorio davanti al gip Chiara Valori. Due testi avevano confermato la versione della vittima, mentre una consulenza medico legale aveva attribuito le cicatrici che l'uomo aveva sul corpo a oggetti (per esempio tirapugni) non compatibili con quelli che si trovano in genere in cella. Gli agenti di San Vittore indagati sono stati trasferiti altrove, così come la vittima, che dal giugno dell'anno scorso si trova ad Opera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA