Migranti, no delle Ong alle regole per le navi. Dalla Ue 100 milioni

Migranti, no delle Ong alle regole per le navi. Dalla Ue 100 milioni
di Cristiana Mangani
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Mercoledì 26 Luglio 2017, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 12:18

ROMA Si rivedranno venerdì, ma tra le Ong e il Viminale è un muro contro muro. Al centro dell'incontro di ieri al ministero dell'Interno, l'approvazione del Codice di condotta che le Organizzazioni non governative devono sottoscrivere per poter prestare soccorso secondo le regole approvate dall'Europa. Tutto questo mentre dalla Commissione Ue arrivano segnali di collaborazione concreta nei confronti dell'Italia, con l'impegno di istituire una task force che aiuti a snellire le procedure di asilo e di rimpatrio, ma anche a fornire altri 100 milioni di euro attinti dal fondo per l'emergenza per rendere più attuabile il piano Minniti per l'accoglienza e l'integrazione.

Qualcosa si muove, dunque. E la strategia tocca più fronti. La Libia resta al centro degli interessi italiani, perché è da lì che può arrivare la soluzione al problema dei flussi. Dopo l'incontro avvenuto a Parigi, oggi il presidente Fayez al Serraj sarà dal premier Paolo Gentiloni. Si vuole ribadire così l'impegno a collaborare con il nostro paese. E infatti la Libia è pronta a dichiarare ufficialmente la propria area di ricerca e salvataggio (Sar) e lavora con il governo italiano a un progetto di fattibilità per capire fino a che punto sarà in grado di presidiarla. Tutto questo anche alla luce dei risultati che cominciano a vedersi con l'addestramento della guardia costiera libica. Nei giorni scorsi hanno salvato circa 3000 migranti e li hanno riportati verso le coste del Paese nordafricano, ed è stata bloccata la partenza di altri 11 mila.

LE DIFFICOLTÀ
Le Ong e i soccorsi restano invece una delle questioni più spinose. L'incontro di ieri si è svolto in un clima di distensione ed è stato coordinato dal prefetto Mario Morcone, capo di gabinetto del ministro Minniti, ma la soluzione non sembra facile. Delle 9 Organizzazioni non governative presenti, solo quelle più grandi come Medici senza frontiere e Save the Children hanno mostrato maggiore disponibilità. Anche se gli scogli principali restano, pure per loro, la presenza degli ufficiali di polizia giudiziaria a bordo delle navi e il divieto di trasbordo sulle imbarcazioni della Guardia costiera che la prassi prevede si faccia dopo il primo soccorso. La prossima riunione servirà al ministero per prendere visione degli emendamenti proposti dalle parti in causa. Un modo per non chiudere la porta in faccia al dialogo, anche se qualora la maggior parte dei volontari dovesse rifiutare di firmare il Codice, potrebbe presentarsi nei loro confronti il divieto di sbarco nei nostri porti. In realtà, l'Italia vorrebbe evitare di bloccare gli approdi alle navi, perché vorrebbe dire violare la legge del soccorso in mare. Saranno comunque diversi gli ostacoli posti a chi vuole navigare senza regole nel Mediterraneo centrale: dall'obbligo di rendere trasparenti i finanziamenti alla documentazione sulla classificazione dell'imbarcazione, compresa la capacità di fare salvataggi. «Tutto questo è contro le leggi marittime in molti punti», ha dichiarato Sandra Hammamy, della ong Sea Watch.

RIFORMARE DUBLINO
Nella lettera inviata ieri dal presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker al premier Gentiloni, viene ribadito quanto sia oneroso il peso sostenuto dall'Italia per rispondere a un fenomeno, come quello dell'immigrazione, che «ha una chiara dimensione europea». Il documento, sottoscritto anche dal vicepresidente vicario della Commissione Ue Frans Timmermans e dal commissario Ue alla Migrazione Dimitris Avramopoulos, spiega una serie di azioni che Bruxelles è pronta a varare. A partire dalla mobilitazione di fondi di emergenza aggiuntivi «fino a 100 milioni di euro per misure necessarie ad attuare la legge Minniti, e in particolare ad accelerare il processo di asilo e di rimpatrio». «È imperativo, però - ricorda Juncker - che nei prossimi mesi siano fatti progressi nei negoziati per riformare il sistema comune europeo di asilo e il Regolamento di Dublino, perché è solo con un sistema d'asilo comune che sarà possibile alleviare in modo strutturale la pressione sugli Stati più colpiti».