Turista narcotizzata e violentata: in manette cinque dipendenti di un hotel in costiera sorrentina

Turista narcotizzata e violentata: in manette cinque dipendenti di un hotel in costiera sorrentina
di Ciriaco M. Viggiano
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Lunedì 14 Maggio 2018, 06:58 - Ultimo aggiornamento: 21:09

Violenza sessuale aggravata dalla narcosi: ecco l'ipotesi formulata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata a carico di cinque tra dipendenti ed ex dipendenti di un albergo di Meta di Sorrento, arrestati dai poliziotti del commissariato di Sorrento e della squadra mobile di Napoli alle prime luci dell'alba.

Secondo i pm oplontini, nel 2016 gli uomini avrebbero narcotizzato e poi abusato in gruppo di una turista inglese ospite della struttura ricettiva: inquirenti e investigatori sono riusciti a ricostruire la dinamica dei fatti e a identificare i presunti responsabili al termine di due anni di indagini particolarmente complesse, culminate poi nell'esecuzione delle cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere spiccate dal gip di Torre Annunziata ed eseguite stamattina dalla polizia.
 


I fatti accaddero durante l'ultima sera di permanenza della donna nell'hotel, quando due dei cinque arrestati, barman in servizio presso la struttura alberghiera, offrivano alla donna 50enne e a sua figlia un drink contenente la «droga da stupro». Le attenzioni venivano, quindi, concentrate sulla sola cinquantenne, che veniva condotta nell'adiacente locale piscina, dove entrambi i barman abusavano di lei. Consumata la prima violenza la donna veniva data in consegna a un altro dipendente dell'hotel che la conduceva all'interno di una stanza alloggio del personale, dove ad attenderla vi era un numero imprecisato di uomini - almeno una decina - molti dei quali nudi, che a turno usavano violenza sessuale su di lei. La donna veniva anche fotografata e ripresa dal branco con i telefonini. Ultimata la violenza di gruppo, uno di loro poi la riaccompagnava al piano della stanza.

Rientrata in Gran Bretagna la donna denunciava l'accaduto alla polizia del Kent: qui veniva sottoposta al prelievo di campioni biologici e ad accertamenti medico legali, durante i quali i sanitari britannici rilevavano lividi ed ecchimosi su tutto il corpo della donna. È stato possibile pervenire all'identificazione solo di alcuni dei componenti del gruppo, tutti dipendenti dell'hotel, prima attraverso l'esame dei dispositivi sequestrati al personale maschile in servizio presso la struttura, da cui è emersa una chat chiamata «Cattive abitudini», dove gli autori dello stupro commentavano l'accaduto, nonché altri scambi di messaggi contenenti anche le foto della donna durante la violenza; il rilevamento della presenza del Dna degli indagati sul corpo della vittima ed in particolare sulle aree interessate dalla violenza; la foto dei due barman scattata dalla cittadina britannica con il proprio telefonino; la presenza di un tatuaggio a forma di corona sul collo di uno degli autori dello stupro, così come descritto dalla vittima.

L'esame tossicologico sui campioni biologici della donna (urina e capelli) ha inoltre fatto emergere la somministrazione - nel periodo temporale coincidente con il denunciato stupro - di sostanze appartenenti alle classi farmacologiche meglio conosciute come «droga da stupro» in grado di alterare la capacità di autodeterminazione della vittima e la sua capacità di reazione. 


 

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