Palermo, il boss Dainotti ucciso in strada a colpi di pistola

Palermo, il boss Dainotti ucciso in strada a colpi di pistola
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Lunedì 22 Maggio 2017, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 10:53

Il boss mafioso Giuseppe Dainotti è stato ucciso a Palermo in via D'Ossuna, nel quartiere Zisa. L'uomo era stato scarcerato nel 2014 tra le polemiche dopo una condanna per mafia.
 

 


L'uomo sarebbe stato affiancato da due killer, forse in moto, che gli avrebbero sparato alla testa mentre era in bicicletta. A chiamare la polizia sono stati alcuni residenti della zona che hanno sentito i colpi di arma da fuoco.

Dainotti era stato condannato per l'omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile e dei carabinieri Bommarito e Morici che l'accompagnavano. Il boss era stato condannato tre anni fa all'ergastolo ma era riuscito a lasciare il carcere, tra le polemiche, beneficiando della Legge Carotti. 

Dainotti già nel 2014 era finito nel mirino di Cosa Nostra come persona da eliminare

Sull'omicidio di Dainotti, 67 anni, 25 dei quali passati in carcere per scontare condanne per omicidio, rapina e traffico di droga, sono due le piste privilegiate dagli inquirenti. La prima ruota attorno a Gregorio Di Giovanni, altro mafioso di Porta Nuova. Scarcerato da poco, come il fratello Tommaso, è tornato all'attenzione dei carabinieri perché ritenuto il mandante dell'omicidio del penalista Enzo Fragalà. Indebolito dall'arresto di alcuni suoi uomini, finiti in cella proprio per l'agguato all'avvocato, potrebbe aver deciso di punire Dainotti che avrebbe approfittato delle ultime operazioni dei carabinieri per conquistare potere nel mandamento.

L'inchiesta, coordinata dal pm Caterina Malagoli, prende in esame anche l'ipotesi della vendetta «ritardata» dei nemici storici di Dainotti, i boss Di Giacomo che, già nel 2014, avevano deciso di toglierlo di mezzo appena fosse uscito dalla galera. Giovanni Di Giacomo l'aveva condannato a morte dal carcere. Contro Dainotti aveva vecchi risentimenti. Secondo le ricostruzioni dei magistrati, Salvatore Cancemi, storico padrino di Porta Nuova, aveva chiesto proprio a Dainotti di uccidere Di Giacomo. Agli antichi dissapori si univa però il timore che Dainotti, scarcerato, potesse creare problemi. Il delitto, però, sfumò anche perché Giuseppe Di Giacomo, fratello del boss, incaricato di eliminarlo, venne assassinato. La pista, però, sarebbe debole perché i Di Giacomo - Giovanni e l'altro fratello Marcello sono detenuti - non avrebbero più il potere di una volta.

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