Vuole guardare in faccia tutti perché lui, Luca Traini detto Lupo, non ha niente, ma proprio niente di cui pentirsi. Contro i consigli del proprio avvocato e a costo di essere miccia di possibili tafferugli. È nato per una vita estrema, il 28enne suprematista di Tolentino che oggi si presenterà davanti alla Corte di Assise di Macerata per rispondere del raptus xenofobo che il 3 febbraio scorso ha finito di stravolgere la vita della tranquilla provincia marchigiana già sotto choc per il feroce delitto di Pamela Mastropietro avvenuto 72 ore prima. E come in un gioco di specchi - a quattro giorni dal funerale della ragazza di San Giovanni uccisa, fatta a pezzi e lasciata in due trolley - Luca Traini torna in scena come quella mattina di tre mesi fa. Quando ha sentito alla radio una notizia sul delitto della ragazza tossicodipendente, non ci ha visto più, è tornato a casa per prendere una Glock (regolarmente detenuta) e girare per Macerata sparando su 11 bersagli, molti dei quali persone di colore. Ne ha ferite sei e si è consegnato alle forze dell'ordine avvolto in un drappo tricolore. È stato rinchiuso nel carcere di Ancona dove, ironia della sorte, c'era già il primo sospettato per l'omicidio di Pamela (Innocent Oseghale) che, una settimana dopo, è stato raggiunto dai due possibili complici, Lucky Awelima e Desmond Lucky.
Traini oggi davanti al presidente Bonifazi, al giudice a latere Pannaggi e a sei giudici popolari dovrà rispondere di strage, tentato omicidio plurimo, porto abusivo d'arma e danneggiamento, tutto aggravato dalla finalità di odio razziale. Uno sfondo dal quale Traini si è sempre dissociato «perché se avessi voluto facevo una strage de neri - ha detto al pm che l'ha interrogato - se avessi voluto avrei potuto attacca' anche i negozi degli africani, perché ci so' passato davanti». Intanto lo aspettano una decina di parti civili, in prima fila i sei feriti. Qualcuno come Jennifer Otiioto ha già presentato il conto e una richiesta di risarcimento di 750 mila euro.
LE PARTI CIVILI
RIBALTA NAZIONALE
Estremo, infine, sarà anche il contesto nel quale si svolgerà la prima udienza. Alla luce dei fatti e delle settimane striate di tensione tra febbraio e marzo per cui Macerata è finita alla ribalta nazionale, il procuratore capo Giovanni Giorgio ha chiesto al prefetto Roberta Preziotti un presidio di sicurezza fuori dal palazzo di giustizia. Si vogliono evitare tafferugli e situazioni a rischio per l'ordine pubblico. Forza Nuova intanto ha chiesto un incontro al procuratore che potrebbe, tra i se e i ma del caso, avvenire a fine udienza. Difficilmente entreranno in tribunale dove, per motivi legati alla capienza dell'aula, saranno accolte 90 persone.
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