Letta nei paesi della valle del Vajont: «Mai più cittadini di Serie A e di Serie B»

Letta e Zaia visitano i paesi del Vajont
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Sabato 12 Ottobre 2013, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 19:04

Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha visitato i paesini colpiti dalla tragedia della diga del Vajont, in occasione del 50esimo anniversario del disastro.

A LONGARONE Bisogna superare una certa filosofia delle emergenze e mettere in campo dei meccanismi automatici» di intervento in caso di calamità «senza che si creino cittadini di serie A e di serie B a seconda del peso politico degli amministratori locali e di quanti padrini si hanno a Roma», ha detto Letta nel suo discorso a Longarone, «I nostri cittadini sono tutti di serie A».

Poi, citando Napolitano, il premier ha ricordato che la tragedia «Non fu una tragica fatalità, ma la conseguenza di precise colpe umane. È importante celebrare i 50 anni del Vajont soprattutto per le importanti contraddizioni che questa storia ci ha consegnato: mancanza dello Stato, mancanze pesanti del nostro sistema e, oggi, una nuova attenzione rispetto al territorio e alla sicurezza dei cittadini. È così che le Istituzioni si devono comportare oggi 50 anni dopo il Vajont.

Perché di quelle contraddizioni devono farsi carico. Nella legge di stabilità ci sarà una norma che stanzierà quei 50 milioni di euro che sono frutto della vendita degli aerei di Stato per la Protezione civile. È questo uno degli aspetti sui quali dobbiamo spingere».

Dopo di lui è intervenuto anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha rimarcato: «Questa è la storia di un'opera pubblica che non si doveva fare ed è stata realizzata solo per motivi economici e politici». Zaia ha quindi lanciato un appello al premier, perché si intervenga sulle opere contro il dissesto idrogeologico che solo in Veneto, dopo l'alluvione del novembre 2010, richiedono un impegno di 2,7 miliardi di euro: «Le chiedo di portare questa voce in Cdm. Non ci servono più nastri d'asfalto, quelli che abbiamo fatto sono sufficienti, adesso abbiamo bisogno di mettere in sicurezza la nostra gente dal rischio idrogeologico».

AL CIMITERO DI FORTOGNA Letta e Zaia hanno poi visitato il cimitero monumentale di Fortogna, vicino a Longarone, dove si trovano le lapidi delle 1910 vittime della tragedia del 9 ottobre 1963. «È una forte emozione essere qui - ha detto Letta - a rappresentare la comunità nazionale, guardando al futuro. Bisogna lavorare, perché il tema del dissesto idrogeologico trovi risposte, perché le trovi la montagna, perché le trovi il nostro territorio reso meno fragile con regole giuste ed un uso del suolo diverso rispetto al passato». Rispondendo ai cronisti sulle istanze di autogoverno provenienti dai territori in montagna, il premier ha detto che «il tema dell'autogoverno e della specificità della montagna lo considero essenziale, ed è una delle questioni dell'agenda».

A ERTO E CASSO Quando Letta è arrivato nella cittadina di Erto, ha trovato invece ad accoglierlo lo scrittore Mauro Corona, eccezionalmente in giacca. «Lei è il primo presidente che sale fino in paese, dovrebbero farle un monumento - ha affermato Corona - gliene siamo grati. Gli ertani non dimenticheranno questo gesto». Lo scrittore ha anche regalato al premier uno dei suoi libri, con una copia anche per il presidente Napolitano, «anche se la dedica - ha detto lo scrittore - è un pò più gelida, visto che non è venuto in questa circostanza per noi cosi carica di significato».

Il premier si è poi rivolto ai sindaci di Erto e Casso della montagna pordenonese e bellunese, subito dopo avere visitato la diga del Vajont, esortandoli: «Tenete duro!».

Il premier, accompagnato dalla presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, ha percorso in silenzio tutto il coronamento della diga. Si è fermato a riflettere alcuni istanti sulla lapide che ricorda le quasi duemila vittime di allora e poi è tornato indietro, senza rilasciare alcuna dichiarazione, ma visibilmente colpito dalla dimensione della tragedia e dall'imponenza della diga.

Letta ha infine concluso, rivolgendosi alla cittadinanza: «Per questa disattenzione e assenza durate 50 anni vi porto la medaglia di palazzo Chigi, che simbolicamente vuole fare sentire la vicinanza del Paese» .

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