Legittima difesa, parte Iter Ddl tra le polemiche. Pd: rischio far west. Bonafede: «Togliere zone d'ombra»

Legittima difesa, parte Iter Ddl tra le polemiche. Pd: rischio far west. Bonafede: «Togliere zone d'ombra»
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Martedì 17 Luglio 2018, 19:55 - Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 13:09
 I disegni di legge depositati al Senato su cui da domani si concentrerà la commissione Giustizia sono cinque: uno della Lega, due di Forza Italia, uno di Fratelli d'Italia, uno di iniziativa popolare. Parte l'iter per modificare la legittima difesa, tema che susciterà dibattito, già al centro di dichiarazioni di intenti molto nette da parte del leader della Lega e di esponenti Cinquestelle.

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Anche M5s starebbe preparando qualcosa. Il Pd teme il «far west» e la vice presidente del Senato, Anna Rossomando, avverte Salvini che «la giustizia 'fai da tè mette in pericolo cittadini onesti». Nei giorni scorsi, il ministro della Giustizia Bonafede, convinto che dalla norma in vigore vadano «eliminate zone d'ombra» a favore dei cittadini, aveva puntualizzato che questo è tema della giustizia. Insomma, più che sulla 'ricettà, il distinguo con la Lega e Salvini, è sul metodo.

E rispetto all'ipotesi che un intervento sulla legittima difesa prenda forma in un pacchetto sicurezza 'targatò Viminale, magari facendo tesoro dei testi predisposti la scorsa legislatura dal leghista Nicola Molteni, ora sottosegretario all'Interno, si è voluto chiarire qual è il contesto e su chi ricade. La prima mossa, ora, spetta al Senato, che deve decidere se adottare un testo base tra quelli depositati o procedere alla stesura di un testo unico. Quello della Lega punta a inasprire le pene e a riconoscere la difesa sempre come legittima eliminando il principio di proporzionalità tra offesa e difesa richiesto ora dall'art. 52 del codice penale.

«Così si allargano le maglie», è la critica di Ristretti Orizzonti. «Una proposta inutile e confusa», dice il presidente dei penalisti romani, Cesare Placanica. Accanto alla legittima difesa c'è il recepimento della direttiva Ue sul controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi, balzato in primo piano dopo che Repubblica ha rivelato un «contratto» sottoscritto dal Salvini a febbraio, in campagna elettorale, in cui si impegna a tutelare le vittime di reati e a coinvolgere i produttori di armi civili quando si discute dei loro interessi.

Oggi Conarmi e Anpam, sigle dei produttori di armi per uso sportivo o venatorio, sono state sentite alla Camera dalle commissioni Affari costituzionali e Politiche Ue. È vero che in campagna elettorale avete finanziato la Lega?, ha chiesto Gennaro Migliore, Pd.
E il «contratto»? «Noi - ha risposto Pierangelo Pedersoli, presidente Conarmi - siamo stati avvicinati da tutti i partiti, come avvenuto sempre», ma «le 110 aziende che rappresento non hanno mai firmato niente. Quanto a contributi, stante la situazione economica, non avevamo neanche i fondi per pagare un caffè».
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