Legionella, terza vittima nel milanese: attivata una task force

Legionella nel Milanese, due morti e 18 casi: è allarme, attivata una task force
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Martedì 24 Luglio 2018, 20:42 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 15:01
Salgono a tre i morti per legionella e da 17 diventano oltre 20 i casi di persone ricoverate per aver contratto l'infezione che sta allarmando Bresso, un comune alle porte di Milano. È da quattro anni che il batterio killer non si faceva sentire ma adesso è ritornato a destare parecchie preoccupazioni tra gli abitanti, in particolare quelli del centro storico di Bresso.

«La situazione è preoccupante», ha detto il sindaco Simone Cairo, che per questa sera ha convocato i concittadini e ha già preso una serie di misure «in via precauzionale» e affisso cartelli con le 'istruzionì ovunque. L'assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, oltre a esprimere il cordoglio suo, della giunta e del Governatore Attilio Fontana, ha disposto prelievi di campioni in tutte le abitazioni di chi è stato contagiato o in altri luoghi «sensibili». A ciò si aggiunge un'indagine conoscitiva avviata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che ha tenuto a precisare che «non si tratta di un'emergenza, anche se chiaramente sul fatto che la legionella si ripresenti ciclicamente faremo verifiche». In realtà già da qualche giorno Bresso, con la zona del Parco Nord, è sotto stretta sorveglianza.

Dopo la terza vittima, Norma Bigi, anche lei molto anziana e come Lino Mazzola ed Eden Stocchi morta all'ospedale di Cinisello Balsamo, il sindaco ha adottato una serie di precauzioni: non solo ha chiuso quattro fontane ma anche l'orto dove ogni giorno si recava Lino Mazzola e dove si è già proceduto con il prelievo di campioni per capire se la causa possa essere stata l'acqua usata per l'irrigazione. E poi, «per non escludere nulla», ha chiesto nuove «indagini e rilievi in collaborazione con Arpa e Ats per verificare anche l'aria» e ha raccomandato «sanificazioni straordinarie» al direttore del centro di accoglienza migranti della Croce Rossa, oltre che ai gestori della piscina comunale, del centro sportivo e di quello per i disabili. Insomma, dopo che «i rilievi degli acquedotti sono risultati negativi», come ha fatto sapere il gruppo Cap che gestisce la rete idrica di tutta la zona, gli accertamenti vanno avanti a tutto campo, dato che la situazione è decisamente peggiore rispetto al 2014 quando i casi furono nove da gennaio a settembre e non come adesso «concentrati» in poco tempo.

C'è infatti molta più preoccupazione soprattutto tra coloro che vivono in centro e qualcuno «per sicurezza» ha fatto scorte di bottiglie di acqua minerale pur sapendo che quella del rubinetto si può bere.
Alcune delle persone ricoverate in ospedale sono state dimesse, ma i cittadini di Bresso, come ha spiegato una delle figlie di Lino Mazzola, si chiedono come mai non si riesca a capire da dove provenga quella infezione. «Perché - ha detto - già la morte è triste, ma morire così è ancora più triste». Anche al Pirellone è scattato il piano per cercare di individuare dove si annida il batterio che può uccidere (in genere chi è molto anziano o debilitato). L'assessorato guidato da Gallera «tiene costantemente monitorata la situazione senza lasciare niente al caso» e «informato» il presidente Fontana, e per le «campionature» in tutti gli appartamenti di chi è stato contagiato e di altri luoghi «sensibili» ha messo in campo più di 30 operatori di Ats di Milano e Parabiago, tra dirigenti, tecnici, assistenti sanitari e di laboratorio, anche con la collaborazione con il Comune di Bresso dove è stata costituita una task force«
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