L'Aquila, al via gli interrogatori dei 14 neofascisti che progettavano rapine e attentati

L'Aquila, al via gli interrogatori dei 14 neofascisti che progettavano rapine e attentati
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Martedì 23 Dicembre 2014, 20:03 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 18:28

Inizieranno domani gli interrogatori per gli arrestati nell'inchiesta Aquila Nera della procura aquilana che ha portato in carcere undici militanti neofascisti e tre di loro ai domiciliari.

Gli interrogatori di garanzia si effettueranno per rogatoria dai gip nelle varie sedi giudiziarie dove sono stati arrestati i neofascisti. Domani, così, in tribunale a Pescara verranno interrogati il leader del gruppo Stefano Manni e la sua compagna Marina Pellati. Intanto, c'è stupore da parte delle persone finite nel mirino del gruppo, visto che fino a quel momento nessuno aveva mai avuto sentore di alcuna minaccia.

«Non ho mai saputo nulla di queste minacce.

Mi ha fatto impressione leggere il mio nome fra quelli di possibili bersagli terroristici: mi auguro che sia venuto fuori adesso, non prima», ha detto il presidente del Consiglio regionale delle Marche Vittoriano Solazzi, cui ha fatto subito eco la senatrice aquilana Stefania Pezzopane.

«Essere stata indicata come uno degli obiettivi del gruppo eversivo, mi ha molto colpita. Pensare che mentre fai il tuo dovere sei sottoposta ad attenzioni di questi gruppi mi fa venire i brividi. Girare liberamente per la città, prendere mezzi pubblici, per me è un fatto normale. Tuttavia non ho certo intenzione di cambiare le mie abitudini», ha ripetuto l'esponente Pd.

Sia il capo del gruppo Manni che l'ideologo Rutilio Sermonti provengono dalla provincia di Ascoli, ma il sindaco respinge quasi con sdegno le accuse che la città marchigiana possa essere il centro di un gruppo eversivo: «Trovo ridicola e risibile la sola idea che la città di Ascoli Piceno ed il territorio circostante possano essere anche semplicemente accostati ad organizzazioni di qualsiasi natura esse siano, volte a destabilizzare il Paese», ha detto Guido Castelli (Fi).

Che la vicenda abbia fatto rumore lo dimostrano anche i commenti del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, per il quale «è certamente un episodio inquietante e deve essere preso sul serio» ma «non mi sembra ci sia un brodo di coltura che favorisca psicologicamente e emotivamente questi fatti eversivi». Più preoccupato invece il presidente dell'Associazione nazionale partigiani Carlo Smuraglia, secondo il quale questi pericoli terroristici avvengono perchè «il vero rischio per la democrazia è la politica di oggi. La crisi dei partiti, è terribile da dire, mi fa ancora più paura di un possibile attentato», afferma Smuraglia, che da tutto questo vede un pericolo, «perchè allontana i cittadini dalla partecipazione, e quindi dalla democrazia. Soprattutto nei periodi di crisi, quando la gente si convince di non avere più niente da perdere. È lì che nascono le dittature».

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