Se serviva una prova che migrazioni di gente diverse e accoglienza fanno parte della nostra storia, antica e recente, ce la dà lo studio svolto da un gruppo di 34 ricercatori, provenienti da quattro università (La Sapienza, Bologna, Pisa e Cagliari) e coordinato da un biologo-antropologo, Giovanni Destro Bisol. Sotto osservazione per 7 anni differenze genetiche e caratteristiche culturali, che si sono conservate perché questi gruppi hanno condotto per secoli una vita isolata. Quindi, non i cittadini di lingua tedesca dell’Alto Adige, di cui conosciamo bene le origini e che non si possono definire una comunità chiusa, ma, appunto, i germanofoni di Sappada in Veneto, un analogo gruppo in Cadore, i più celebri albanesi (60 mila persone) distribuiti in varie comunità tra Calabria e in Sicilia, i 400 abitanti di Sauris in Friuli: in tutto quasi il 5% della popolazione italiana. Un gruppo consistente, nel quale la maggioranza è composta da sardi e friulani, ma dove anche la piccola comunità di poche decine di persone ha il valore di una ”nazione”. Comunità tutelate dalla Costituzione Italiana che li riconosce, li protegge e li sovvenziona.
IL RATTO DELLE TUNISINE
«Per ognuno di questi gruppi noi abbiamo svolto un lungo lavoro di approfondimento - spiega Destro Bisol - Ci interessava studiare il materiale genetico ma anche approfondire gli aspetti sociali. Non è stato sempre facile». Infatti c’è chi ha collaborato con entusiasmo, prestandosi non solo ai prelievi per gli studi del Dna, ma accettando anche incontri e colloqui. E c’è chi invece ha preferito mantenere un aureo isolamento: per diffidenza, forse. O magari per il timore che lo studio potesse svelare chissà quale ”segreto” o magari far crollare una leggenda.
Quando si sono formate queste enclaves, che hanno mantenuto la propria diversità e la propria identità rispetto al mondo circostante? Tra il Medioevo e i secoli successivi. Gli Albanesi, ”Arbareshe”, per esempio, sono arrivati scappando dall’impero Ottomano che tra il 400 e il 500 occupò i Balcani. La cosa più sorprendente poi, è che gli studi genetici hanno anche rivelato differenze tra gli albanesi di Calabria e quelli di Sicilia, con questi ultimi che si sono mescolati di più con il resto della popolazione. In Sardegna invece si potrebbe fantasticare a lungo sugli abitanti di Carloforte e quelli di Benetutti. Questi ultimi sono rimasti più isolati di tutti e, anche geneticamente, dimostrano di aver tenuto a distanza gli estranei per secoli. Gli abitanti di Carloforte invece, sembrano essere il risultato di un incontro fatale (una specie di ratto delle Sabine?) tra maschi locali e donne tunisine.
I SOLDATI IN FUGA
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